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Il “genocidio culturale” che si sta consumando nel Nagorno Karabakh evidenzia  il doppiopesismo della politica

Nel silenzio pressoché totale, nel Nagorno Karabakh si sta consumando l’ennesima pulizia etnica. I profughi in fuga, cristiani perseguitati dall’Azerbaijan sono circa 80.000, la popolazione totale circa 120.000 e le previsioni dicono che tutti gli abitanti dell’enclave lasceranno le loro case e i loro beni.

L’invasione da parte della Russia di alcune regioni dell’Ucraina ha rischiato di provocare un conflitto mondiale e ha scatenato reazioni e sanzioni contro la Russia.

Oggi l’enclave del Nagorno Karabakh sta scomparendo e nessuno apre bocca. Quello che sta avvenendo è un “genocidio culturale”, la cancellazione di tutto quanto possa essere ricondotto alla cultura cristiana.

Il nostro Carlo Andrea Mercuri ha ben spiegato nell’articolo “Cosa accade nel Nagorno Karabak”, pubblicato il 23 scorso, la storia legata a questo paese.

Ancora una volta le azioni vengono giudicate sulla base di interessi economici ed equilibri geopolitici.

Il sottosuolo dell’Azerbaijan è ricchissimo di materie prime tra cui petrolio e gas. E parte di quelle risorse arrivano anche a noi attraverso la TAP (Trans Adriatic Pipeline), un gasdotto che attraverso Turchia, Grecia e Albania, arriva in provincia di Lecce portando il gas dall’Azerbaijan.

Ed è in nome di quelle risorse energetiche che il valore delle popolazioni del Nagorno Karabakh è completamente diverso da quelle dell’Ucraina.

Il doppiopesismo è evidentissimo, ma si preferisce non parlarne come si preferisce non parlare che l’obiettivo dell’Azerbaijan è islamizzare l’intero territorio cancellando una cultura millenaria come quella cristiana.

Se aprissimo gli occhi e applicassimo il dubbio Socratico, potremmo cominciare a vedere in modo diverso quello che sta avvenendo nel mondo, rendendoci conto che le scelte in politica estera, ma non solo, sono pressoché determinate da logiche economiche, il che non è sbagliato ma è assolutamente ipocrita usare giudizi opposti di fronte a fatti simili se non identici.

Altrettando utile sarebbe poi soffermarsi sui veri progetti dell’Islam, una religione totalizzante che mira da sempre alla conversione delle genti con l’uso della forza.

L’Italia non è ancora in una situazione di questo tipo, ma non dimentichiamo che in nome del “politically correct” in nome dell’accoglienza e dell’ospitalità, stiamo sempre più permettendo l’espansione di questa religione nel nostro paese.

Il futuro possiamo immaginarlo guardando quello che accade altrove: il Nagorno ne è uno dei tanti esempi. Ma basta guardare come stanno cambiando le nostre città, il velo islamico, tipico elemento dell’abbigliamento della donna musulmana è sempre più presente anche nelle piccole cittadine.

Il nostro paese non rischia sicuramente la pulizia etnica ma il cambiamento culturale attraverso un processo demografico sottile ma inesorabile è già in corso: quella che alcuni definiscono sostituzione etnica.

Non si tratta di non essere accoglienti e ospitali ma di capire e prevenire quello che potrebbe accadere, con un sano realismo e pragmatismo: la politica dovrebbe avere la capacità di visione verso il futuro, capendo e prevedendo i grandi cambiamenti.

La storia e la conoscenza di quanto accade nel mondo e soprattutto la comprensione dei problemi legati all’energia, possono aiutarci a essere meno ipocriti e a tutelare il nostro paese, la nostra cultura, la nostra storia.

Credits: Mappa per gentile concessione di Wikipedia Commons

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Giacinto Cimolai

Giacinto Cimolai

Friulano. Fondatore del progetto sociale che fa riferimento all’associazione Comunità Etica.
Dal 2017 si dedica alla promozione e allo sviluppo di questo progetto, promuovendolo in Italia e all’estero.
Fondatore e responsabile del progetto di Tutela Legale Etica che si propone di difendere tutti coloro che sono afflitti dal Debito.
Presidente di ConfimpresaItalia-Friuli
Presidente della Cooperativa OPES.
Presidente Regionale per il Friuli Venezia Giulia dell’associazione di promozione sociale A.N.A.S.
Nel 2022 fonda la testata giornalistica CambiaMenti, di cui è direttore editoriale.
Ha pubblicato quattro libri

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