Nel libro NEXT, che ho scritto in collaborazione con il giornalista Franco Fracassi, ho esaminato il progetto “Blue Beam”, ma non ho trovato fonti affidabili che ne confermassero le affermazioni fatte da Serge Monast. Per questo motivo, ho preferito non trattare il progetto nel libro, per avere la possibilità e il tempo di approfondire ulteriormente la questione, senza però scartarla del tutto. Ora, però, noto che molte fonti di controinformazione ne parlano in modo più frequente e aperto, e vorrei condividere alcune riflessioni. Iniziamo da qui.
I governi, 193, come si è potuto constatare dal 2020, non agiscono in modo casuale, ma seguono una strategia comune che è quella dettata dall’ONU attraverso l’agenda 2030 e controllata dal WEF. Questo è evidente per chi non si lascia accecare dalla propaganda e dalla paura, e cerca di informarsi in modo critico. A questo proposito, vedere l’articolo : “Esplorando le Evidenze: Incendi, Gestione dell’Emergenza e Complessità delle Cospirazioni“.
Nel libro NEXT, ho spiegato come il fenomeno UFO sia stato usato per: «(…) coprire la vera tecnologia nascosta nell’Area 51. Per il Pentagono, era più conveniente che la gente credesse che lì ci fossero omini verdi, invece che dei sofisticati aerei spia».
D’altra parte, però, esistono diverse teorie scientifiche che ipotizzano l’esistenza di entità extraterrestri in altre dimensioni parallele. La meccanica quantistica, per esempio, ha introdotto il concetto di spazi vettoriali a infinite dimensioni e la teoria delle stringhe in fisica teorica propone che l’universo possa avere più di tre dimensioni spaziali. Secondo questa teoria, l’universo potrebbe avere fino a 26 dimensioni extra, ma queste sarebbero impercettibili nella nostra esperienza quotidiana, perché i loro effetti si manifestano solo a scale ultramicroscopiche, vicine o addirittura inferiori a quella della lunghezza di Planck. Io stessa, durante i miei studi universitari, ho approfondito il tema delle dimensioni spaziali oltre la terza. La fisica classica considera il tempo come la quarta dimensione spazio-temporale.
Tirando le somme, riguardo all’esistenza degli UFO, sappiamo che in passato ci sono state molte menzogne sull’argomento e non solo su questo (in realtà ci hanno ingannato su tutto), e abbiamo la certezza che sfrutteranno continue emergenze per limitare sempre più le nostre libertà e per avere un controllo capillare su tutti gli aspetti della nostra vita. E questo processo si sta già accelerando a ritmi vertiginosi.
Inoltre, è ampiamente documentato che un gruppo di individui, tra cui alcune personalità dell’alta finanza, ha agito per perseguire i propri obiettivi, che comprendevano l’instaurazione di una forma di governo mondiale basata su ideali socialisti. Questo ambizioso progetto ha suscitato l’interesse di numerosi autori, così come di organizzazioni politiche ed economiche, per quasi un secolo. Questi attori hanno sviluppato piani e strategie mirati a creare un’organizzazione internazionale destinata a guidare un sistema di governo globale con una natura tecno-socialista.
Nel suo saggio “Il fabianesimo” all’interno del libro “Voci per un pensiero forte” dell’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, lo scrittore Paolo Mazzarengo scrive: «I leader fabiani, impegnati in questioni di politica internazionale, esprimevano l’aspirazione a uno Stato mondiale guidato da tecnocrati, del quale l’Impero Britannico avrebbe dovuto costituire il nucleo, con il compito di gestire razionalmente le risorse materiali del pianeta».
Nel libro “Welcome to 1984. Inchiesta sulle prigioni a cielo aperto denominate ‘Città intelligenti’”, scritto insieme a Franco Fracassi, descrivo, tra le altre cose, il ruolo della Commissione Trilaterale, un’organizzazione nata per iniziativa dei Rockefeller, promotori anche del gruppo Bilderberg, di cui il principale rappresentante italiano è stato Agnelli. La Commissione Trilaterale era «il veicolo scelto per ottenere la trazione necessaria a realizzare il loro nuovo ordine economico e sociale internazionale».
Carrol Quigley, storico e teorico americano dell’evoluzione delle civiltà e scrittore, è noto per aver insegnato come professore alla Georgetown University. Nel suo libro “La fine dell’Occidente. Trame segrete del mondo a due blocchi”, descrive il ruolo della Round Table, un gruppo di influenti personalità britanniche che aspiravano a una federazione imperiale. Quigley scrive: «Con riluttanza Curtis e gli altri rinunciarono temporaneamente all’idea di federazione imperiale e si limitarono a mantenere unito l’Impero con i legami invisibili della cultura e visione comune. Questo aspetto, che in origine era secondario al progetto di federazione, divenne in quel momento la questione principale, e l’idea di federazione passò in secondo piano. Allo stesso tempo, il progetto federativo fu inserito in uno schema più ampio finalizzato all’organizzazione del mondo in una Società delle Nazioni (…)» alla cui creazione contribuirono con il coinvolgimento della grande finanza e dei suoi emissari.
John Coleman, scrittore britannico, nel libro “La dinastia Rothschild” racconta, tra le altre cose, di come la Società delle Nazioni fosse un primo: «tentativo di istituire un unico governo mondiale». Già nel 1897, il Maggiore Generale Conte Cherep Spiridovich, un ufficiale della Marina Imperiale Russa, attivista politico e rifugiato negli Stati Uniti dopo la Rivoluzione Bolscevica, indicava i Rothschild come i manipolatori degli eventi mondiali per creare una sola autorità globale.
Gary Allen, scrittore americano morto prematuramente a 50 anni, nei suoi saggi denuncia come il CFR, l’equivalente americano del RIIA (originariamente un’unica organizzazione), fosse in realtà una branca della Round Table per agire negli Stati Uniti e in Inghilterra al fine di realizzare il loro obiettivo finale: un governo mondiale.
Si potrebbero citare molti altri autori, che naturalmente vengono etichettati come teorici della cospirazione, ma per non rendere troppo lungo questo scritto, possiamo concludere con alcune citazioni tratte da un documento intitolato Prospect for America: The Rockefeller Panel Reports. Questo testo era il risultato di uno studio approfondito sulle questioni economico-finanziarie, avviato nel 1954 e pubblicato dalla Rockefeller Brothers Fund con il supporto dello Special Studies Project. Esso delineava il progetto per il Nuovo Ordine Mondiale, da realizzare attraverso una narrazione di facciata che promuovesse una multipolarità inesistente. Questo documento è poi diventato un saggio a tutti gli effetti, commissionato da Nelson Rockefeller nel 1956 e pubblicato nel 1961, il cui direttore era ancora una volta Henry Kissinger, l’uomo ponte dell’aristocrazia dei vari continenti.
«L’obiettivo è la pace in un mondo formato da unità più piccole, ma coordinate, attive e sottoposte a un unico centro di comando, in una collaborazione comune per consentire e promuovere il progresso della vita economica, politica, culturale e spirituale. Tale comunità si basa su istituzioni regionali sotto un organismo internazionale di maggiore autorità, unite in modo da poter affrontare quei problemi che sempre più le singole nazioni non potranno risolvere da sole».
E prosegue: «Gli Stati Uniti hanno partecipato attivamente e fin dall’inizio alle Nazioni Unite, l’organizzazione internazionale che oggi ha la possibilità di svolgere sempre più funzioni e di assumersi responsabilità sempre più grandi. Rispettando lo spirito e la lettera della Carta, gli Stati Uniti hanno dimostrato di contribuire all’indispensabile ordine mondiale che, come abbiamo visto, è alla base del consenso americano. L’ONU è la testimonianza della nostra convinzione che i problemi che hanno una rilevanza mondiale devono essere affrontati attraverso istituzioni globali nel loro ambito. Le politiche per promuovere la vitalità della nostra economia sono solo l’inizio del nostro compito. Devono essere accompagnate da misure che facciano dell’interdipendenza delle nazioni una fonte di mutua forza. È impossibile per gli Stati Uniti trattare in modo creativo con 80 nazioni sovrane solo su base bilaterale. Gli accordi multinazionali più naturali sono spesso regionali. In molte parti del mondo, la geografia si unisce alla storia comune per fornire la base per obiettivi comuni e proficui sforzi cooperativi (…)».
«La sfida che si pone agli Stati Uniti è quella di aiutare a creare un ordine mondiale più stabile e più giusto, in cui la libertà possa prosperare e la pace sia assicurata. Questo richiede una politica estera che sia al tempo stesso dinamica e prudente, che sappia conciliare gli interessi nazionali con le esigenze globali, che sappia usare la forza quando necessario ma anche la diplomazia e la cooperazione quando possibile (…)».
A proposito di questo, Jimmy Carter, membro della Commissione Trilaterale, come spiego nel mio ultimo libro, disse nel suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 17 ottobre 1977: “Il nostro obiettivo è la creazione di un nuovo ordine mondiale basato sulla cooperazione tra tutte le nazioni e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.” Da allora, molte dichiarazioni di questa natura si sono susseguite, in particolare dai segretari delle Nazioni Unite, ma non solo.
Una volta stabilito che l’obiettivo è la creazione di “istituzioni regionali sotto l’egida di un organismo internazionale sempre più autorevole“, e che tale organismo è l’ONU con i suoi affiliati, nel corso del tempo, naturalmente, sono stati adottati vari e mutevoli strumenti (oggi potremmo definirli “resilienti”) per raggiungere questo obiettivo. Il punto centrale di tutti i passi compiuti per realizzare i cambiamenti desiderati è stato rappresentato dalle continue emergenze, create per suscitare paura e sottomissione, e dalle conseguenti proposte di soluzioni.
È essenziale evidenziare che tutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite stanno effettivamente implementando le politiche delineate nell’Agenda 2030. Questo impegno è stato confermato durante il vertice dei ministri degli esteri dei Paesi del Coordinamento BRICS, tenutosi il primo giugno scorso a Città del Capo, in Sudafrica, e nuovamente nel corso del 15° vertice del gruppo di nazioni emergenti svoltosi dal 22 al 24 agosto a Johannesburg. Durante questi incontri, è stata enfatizzata la determinazione a promuovere l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni – economica, sociale e ambientale, con un’attenzione particolare posta sulla centrale importanza delle Nazioni Unite e del quadro del diritto internazionale.
In questo contesto, è opportuno valutare la fattibilità del progetto Blue Beam. La domanda fondamentale è: le tecnologie attuali sono in grado di realizzare un progetto di tale portata?
L’articolo che ho riassunto per voi ha già spiegato che sono stati effettuati esperimenti a livello locale. Tuttavia, per realizzare un progetto del genere, servono due cose: un’infrastruttura adeguata e un’attenzione mediatica estrema, per aumentare la paura e la manipolazione delle popolazioni. Per quanto riguarda la seconda, è evidente che siamo già molto avanti. Per quanto riguarda la prima, ci basiamo su documenti militari per avere informazioni.
Il documento NATO, intitolato “Tecnologia scientifica: Tendenze 2023-2043, Volume 2”, afferma che entro il periodo compreso tra il 2025 e il 2030, si raggiungerà un completo sviluppo di tutti gli aspetti relativi alla visualizzazione dei dati e alle infrastrutture per la loro trasmissione ad alta velocità. Di conseguenza, è legittimo considerare la possibilità che, alla luce degli esperimenti già condotti a livello locale utilizzando la realtà virtuale e aumentata come strumenti per ottenere un controllo su determinate popolazioni, si possa effettivamente ricorrere a tale approccio per sottometterle definitivamente dopo il 2025, quando saranno state installate un numero sufficiente di antenne 5G/6G. Questo potrebbe essere combinato con le armi a energia diretta, che, pur essendo già disponibili, stanno registrando progressi esponenziali, accelerando costantemente il loro sviluppo.
Qual è il modo migliore per affrontare ciò che si presenterà? Avendo chiari il fine ultimo a cui vogliono arrivare, comprendendo appieno la situazione e la posta in gioco. Mantenendo l’equilibrio interiore, affrontando le nostre paure e costruendo una rete di supporto con coloro che condividono la nostra stessa consapevolezza.
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