LA CASA DEL SOCIAL JOURNALISM

Via della seta o via della schiavitù?

Giacinto Cimolai

Oggi la premier italiana Giorgia Meloni è in visita alla Casa Bianca. Uno dei temi sul tappeto sono le relazioni dell’Italia con la Cina e in particolare quella che è stata denominata la “via della seta”.

L’Italia è l’unico grande paese occidentale ad aver aderito all’iniziativa della Cina che prevede la ricostruzione della vecchia Via della Seta per collegare la Cina con l’Asia, l’Europa e oltre, con un’enorme spesa soprattutto in infrastrutture, accordo firmato nel 2019 dal governo Lega-M5 Stelle. Tradotto in parole semplici, un accordo che prevedeva una colonizzazione economica dell’Italia da parte della Cina attraverso l’acquisizione di importanti strutture logistiche.

All’ordine del giorno anche la guerra in Ucraina, la cooperazione transatlantica, nonché gli sviluppi delle iniziative nel nord Africa.

Temi di grande importanza e interesse perché coinvolgono direttamente il nostro paese e proprio da qui vorremmo partire per un ragionamento che, partendo dalla geopolitica si cali nella nostra vita quotidiana.

Discutere del tema della guerra e dell’invasione di un paese, l’Ucraina, è doveroso. Nessuno credo possa dirsi favorevole all’invasione di un paese ma oggi vorremmo ricondurre il tutto a noi.

Nell’invasione dell’Ucraina c’è una violazione dell’indipendenza e delle regole democratiche: la guerra poi non può mai essere considerata giusta, nemmeno quando viene fatta “per esportare la democrazia”, ma che dire di quello che sta accadendo nel nostro paese da tempo?

In Ucraina viene distrutta l’economia di un paese con le bombe, da noi con l’utilizzo criminogeno del debito.

In Ucraina si combatte casa per casa per la difesa di un popolo, in Italia stiamo finanziando la dissoluzione della nostra identità attraverso una gestione incontrollata dei flussi migratori.

Con il progetto della “Via della Seta”, che auspichiamo venga interrotta quanto prima, abbiamo permesso alla Cina di entrare ancora di più nel nostro paese.

Un paese che già da anni sta trasferendo la propria ricchezza verso la Cina attraverso la delocalizzazione e la globalizzazione. Ogni mille euro che spendiamo acquistando dalla Cina sono mille euro in meno nelle nostre tasche e mille euro in più in quelle cinesi.

Senza dimenticare che interi quartieri delle nostre città sono nelle mani dei cinesi.

Dobbiamo riconoscere che “l’invasione” dei cinesi con la conquista di settori produttivi e quartieri è stata particolarmente “silenziosa” priva di particolari risvolti sociali. È risaputo che i cinesi si autogestiscono e non creano disordini: i loro problemi se li risolvono da soli.

Da tempo però c’è un’altra invasione cui stiamo assistendo: i flussi migratori indiscriminati dall’Africa e non solo. Flussi che portano con sé gravissimi effetti collaterali sui quali dobbiamo soffermarci, perché far finta di nulla mettendoci una benda agli occhi potrebbe costarci poi carissimo.

Oltre ai quartieri cinesi stanno crescendo sempre di più nelle città i quartieri degli “extracomunitari”; una parte della città dentro la città, dove le regole di convivenza non sono più le nostre, fenomeni che cambiano il mercato immobiliare, che creano disagio e delinquenza diffusa.

Anche qui, come nel caso della guerra in Ucraina, non vi è dubbio che sia doveroso l’aiuto verso i più deboli, verso chi fugge dalla miseria e dalla guerra, ma se poi quella miseria e quella guerra dobbiamo subirla noi, probabilmente dobbiamo fare qualche riflessione.

Troppo spesso chi parla di ospitalità e di politically correct si è rinchiuso nelle ZTL e magari ha in casa una colf extracomunitaria.

Qui però vorremmo fare delle considerazioni oggettive e indiscutibili valide per chi è di sinistra e per chi si colloca a destra.

Con la via della seta permettiamo una sottomissione economica del nostro paese, con l’apertura delle frontiere a flussi migratori indiscriminati, permettiamo una sottomissione culturale, religiosa e conseguentemente economica all’Islam, perché la religione prevalente dietro i flussi è quella islamica.

Non si tratta di dare giudizi sulla fede delle persone, ognuno ha diritto di adorare il dio che più gli aggrada, ma di aprire gli occhi e guardare quello che ci sta dietro una religione.

Senza entrare nel merito nella storia delle religioni soffermiamoci su alcuni elementi evidenti della fede islamica.

È prevista la poligamia e addirittura la lapidazione per la donna adultera, la quale non deve nemmeno esporre il proprio viso in pubblico, vedi burqa e velo, in alcuni paesi la donna non ha ancora diritto di voto né di avere la patente. La donna ha il compito di fare figli e stare in casa pronta a lavare i piedi al proprio uomo quando ritorna a casa. L’uomo esercita un controllo assoluto sulle sue donne. Probabilmente, anche se nessuno lo direbbe pubblicamente, la maggior parte degli uomini del nostro paese sarebbe favorevole alla poligamia ma lo stesso possiamo dirlo anche delle donne? Siete sicure care donne e mamme progressiste che sia corretto che questa cultura violenta, si introduca nelle nostre famiglie, che ne direste se vostra figlia scegliesse un uomo di fede islamica praticante?

Attraverso i flussi dal nord africa arrivano persone che sfuggono alla miseria, persone alla ricerca del miraggio del benessere, ma anche molte persone legate alle mafie, delle teste di ponte per lo spaccio delle droghe.  Sanno che probabilmente verranno arrestati, che faranno qualche mese in galera, ma sanno anche che faranno guadagni impensabili nel loro paese con i quali possono creare benessere nella loro famiglia, perché questo è uno degli elementi di attrazione di tutte le mafie.

Per noi, però, ciò significa interi quartieri nei quali vige una legge non scritta che non è la nostra, quartieri nei quali l’economia è basata sull’illegalità, nei quali è pericoloso addentrarsi anche di giorno. Finché una determinata etnia se ne rimane in qualche modo chiusa in un determinato ambito senza creare forti squilibri sociali potrebbe anche riguardarci poco, ma qui siamo di fronte a una invasione sempre più veloce di tutti i quartieri delle città.

Siamo di fronte a dei cambiamenti radicali culturali e sociali, siamo di fronte a classi nelle quali la maggioranza degli allievi non è italiana, nelle quali per “rispetto” delle altre culture si toglie il crocefisso dalle aule.

Siamo di fronte a una sottomissione attraverso la demografia, loro fanno 5 figli noi sì e no 1, attraverso l’accettazione di una religione che da sempre ha creato violenza e morte in tutti i paesi in cui è accettata.

Ci troviamo di fronte a persone che scompaiono e non sappiamo dove finiscono, giovani donne che abbracciano ideali mille miglia lontani dalla nostra cultura. Siamo di fronte a bambini che scompaiono oggetto di traffici innominabili, alla pedofilia che dilaga e viene, sempre in nome dei diritti pubblicizzata, in nome di una finta libertà, come pure la mancata determinatezza del sesso perché se vestiamo un maschietto con i pantaloni e una femminuccia con le gonne siamo retrogradi.

Probabilmente non ci rendiamo conto di quello che sta accadendo.

Una volta le guerre avvenivano all’aperto sui campi sui di battaglia, ed era abbastanza chiaro quello che stava accadendo, chi era l’invaso e chi era l’invasore. I morti e i danni che venivano prodotti erano evidenti. Oggi invece, le guerre sono sempre più sporche, lo vediamo anche nel conflitto Ucraina e Russia dove non sappiamo bene quali siano le responsabilità, chi ha bombardato il ponte in Crimea, chi ha fatto saltare il gasdotto nord stream, chi ha lanciato i missili sulla cattedrale di Odessa.

Lo stesso però sta avvenendo a casa nostra: la guerra che ci riguarda è molto più sottile è frutto di decisioni prese al di sopra dei nostri governi e di tecniche manipolative che hanno dimostrato il loro successo.

Ci preoccupiamo della sacrosanta libertà degli altri e non della nostra schiavitù. Stiamo diventando indifferenti alla nostra povertà, alla distruzione della nostra cultura, alla nostra sottomissione.

Ci preoccupiamo, di risparmiare energia, di promuovere stili di vita salutari, di garantire trattamenti previdenziali adeguati, ci preoccupiamo della garanzia di uno stipendio minimo. Non ci preoccupiamo che oramai la salute è un argomento per ricchi: sono 2,5 milioni gli italiani che non si sono potuti curare per colpa delle liste d’attesa, ma sono molti di più quelli che non possono curarsi perché non hanno i soldi per farlo.

Non ci preoccupiamo che quando saremo definitivamente sottomessi di questi argomenti non potremo più nemmeno discutere.

Discutiamo della libertà degli altri e dei diritti dei migranti. Quando cominceremo a discutere seriamente della nostra libertà e dei nostri diritti?

Credits: Foto di moerschy da Pixabay

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Giacinto Cimolai

Giacinto Cimolai

Friulano. Fondatore del progetto sociale che fa riferimento all’associazione Comunità Etica.
Dal 2017 si dedica alla promozione e allo sviluppo di questo progetto, promuovendolo in Italia e all’estero.
Fondatore e responsabile del progetto di Tutela Legale Etica che si propone di difendere tutti coloro che sono afflitti dal Debito.
Presidente di ConfimpresaItalia-Friuli
Presidente della Cooperativa OPES.
Presidente Regionale per il Friuli Venezia Giulia dell’associazione di promozione sociale A.N.A.S.
Nel 2022 fonda la testata giornalistica CambiaMenti, di cui è direttore editoriale.
Ha pubblicato quattro libri

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Carla
Carla
14 giorni fa

Ottimi argomenti e giudizio saggio👍

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