Facebook censura la campagna per la raccolta di firme a sostegno della conversione del disegno di legge per fermare i cibi sintetici in assenza di adeguate garanzie dal punto di vista della sicurezza alimentare e ambientale. È quanto denuncia la Coldiretti nel sottolineare che è stato rimosso dal social più diffuso nel mondo il post con il manifesto informativo realizzato per far conoscere le ragioni della raccolta di firme.
Questa è la libera espressione sui social: puoi postare tutto quello che vuoi purché non sia sgradito a Zuckerberg.
Sembrerebbe che la censura appartenga ad altri periodi storici, al fascismo, o ad altri paesi, quelli senza governi democratici. Ci si batte per la libertà di stampa negli altri paesi ma noi crediamo di essere liberi?

Quello che è accaduto al post della Coldiretti è emblematico: non un governo, non un organismo pubblico, ma un algoritmo gestito da Meta-Facebook, decide quello che si può dire e quello che non si deve dire. Molti hanno sperimentato il blocco temporaneo del proprio account sui social per aver postato qualcosa non corrispondente ai canoni di Zuckerberg, soprattutto durante la pandemia quando chi si permetteva di sollevare quei dubbi, che ora stanno emergendo come certezze, veniva bannato.
I social possono essere utilizzati per qualsiasi cosa: per mettere in piazza la propria e l’altrui vita privata, per gestire il “mondo” che sta dietro ai siti d’incontri, per promuovere prodotti e servizi, ma guai a chi crede di poter mettere in discussione “il manovratore”, i cosiddetti “poteri forti”.
Probabilmente Zuckerberg non ha interessi diretti nel business della carne sintetica ma sicuramente siede al medesimo tavolo di quel gotha economico che rappresenta il nuovo ordine mondiale.
E chi troviamo dietro la carne sintetica? Bill Gates, questo grande “benefattore dell’umanità”, è il primo sostenitore e produttore della carne artificiale, lo stesso Bill Gates che è anche il primo finanziatore privato dell’Organizzazione mondiale della sanità, lo stesso che attraverso la Fondazione Bill & Melinda Gates ha trasformato la “carità” nel più grande affare del secolo.
Secondo il fast checking di Facebook – denuncia la Coldiretti – il manifesto disinformerebbe poiché definisce i cibi ottenuti in laboratorio come sintetici mentre si tratterebbe di “carne coltivata”. In realtà il rapporto appena pubblicato dalla Fao e dall’Organizzazione Mondiale evidenzia che il termine “cibi sintetici” è utilizzato in ambito accademico oltre che dai media anche se la definizione considerata più chiara dalle due autorità mondiali è quella di “cibo a base cellulare”, preferibile rispetto al termine “coltivato” utilizzato invece dalle industrie produttrici ma ritenuto fuorviante. Peraltro nel Rapporto pubblicato si ritiene anche discutibile usare per questi prodotti i termini carne, pollo o pesce.
C’è il rischio oggettivo di ingannare i cittadini poiché in realtà quella ottenuta in laboratorio secondo la Coldiretti non è carne e non è coltivata. Secondo l’enciclopedia Treccani – riferisce la Coldiretti – per carne si intende “la parte muscolare del corpo dell’animale” e di conseguenza senza animale non c’è carne, mentre il significato di coltivare è “curare un terreno, una pianta con il lavoro, la concimazione e gli altri mezzi opportuni a renderli capaci di far frutto”. Niente di tutto questo si realizza in laboratorio o nel bioreattore utilizzato.
La presunzione di voler modificare addirittura il vocabolario – continua la Coldiretti – è una misura degli interessi che si nascondono dietro un business di pochi sul quale hanno investito tra gli altri Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems).
Un contributo alla chiarezza viene dal documento Fao/Oms “Aspetti della sicurezza alimentare del cibo a base cellulare” che individua ben 53 rischi potenziali, dalle allergie al tumore, che è stato pubblicato dopo la presentazione in Italia del disegno di legge sulla produzione, la commercializzazione e l’uso di cibo artificiale che dovrà ora essere discusso e poi approvato dal Parlamento.
Un percorso istituzionale trasparente a seguito della raccolta da parte della Coldiretti di mezzo milione di firme di cittadini, oltre 2mila comuni che hanno deliberato spesso all’unanimità, tutte le regioni di ogni colore politico e di esponenti di ogni schieramento che hanno sostenuto la proposta in modo bipartisan. Una mobilitazione che – conclude la Coldiretti – ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo e fino ad ora tenuto nascosto ma che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda, con la positiva apertura di una discussione nel Paese e in Parlamento che rappresenta la casa della democrazia.