Soltanto tre anni fa dall’interno del laboratorio di Wuhan è uscito un virus che ha cambiato completamente il mondo a cui eravamo abituati.
Oggi dalla Silicon Valley rischia di uscire qualcosa di molto più pericoloso. Nella Silicon Valley, il luogo in cui è saltata la banca delle meraviglie con 16 miliardi di debiti (ma in Italia MPS quanti ne ha?), oggi si diffonde la paura per i possibili “effetti collaterali” dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. E, proprio chi è tra gli artefici dello sviluppo dell’intelligenza artificiale, Elon Musk e il cofondatore di Apple Steve Wozniak, lanciano l’allarme rispetto a quello che potrebbe accadere con un uso non controllato dell’intelligenza artificiale.

Chat Gpt, una delle ultime applicazioni nate, prodotta da OPI, un’azienda nella quale ha investito anche Elon Musk, ci permette di scrivere un articolo o un libro in pochissimo tempo, senza alcuno sforzo, facendo delle sintesi di tutto quello che troviamo sul web. Con il sistema Midijourney al costo di soltanto 24 dollari al mese, possiamo creare quelle foto che abbiamo visto in questi giorni sul web di Donald Trump arrestato, di Vladimir Putin in ginocchio da Xi Jinping o quella foto di Papa Francesco con il piumino da trapper. Possiamo cioè creare una realtà virtuale talmente realistica per cui diventa impossibile capire la differenza tra il vero e il falso. Non è più complottismo, ora l’allarme non viene lanciato da qualche aficionado della decrescita felice, ma da chi è stato tra gli artefici dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Il problema è preoccupante. E il rischio è che scappi l’orso dal circo, che il chip dell’intelligenza artificiale sfugga al controllo di chi lo ha programmato e si ribelli all’uomo creando problemi inimmaginabili.
La maggior parte di noi è felice dell’evoluzione tecnologica e aspetta con ansia l’ultimo modello dello smartphone che ti permette sempre più di essere collegato con il mondo. In questi anni l’escalation digitale è stata velocissima e pervasiva. L’utilizzo che ne è stato fatto durante la recente pandemia ha permesso a tutti di capire che non c’è limite al controllo sull’uomo attraverso il microchip. Questa è la nuova forma di schiavitù, quella che viene denominata il capitalismo della sorveglianza, ma questo gioco può essere pericolosissimo. Inconsapevolmente abbiamo regalato a Facebook e a Instagram ogni nostro dato personale, abbiamo permesso a Zuckerberg di profilare ogni nostro interesse, le idee politiche, i gusti musicali, il vestito preferito.
Convinti di essere i padroni della macchina, ci siamo trasformati in sudditi manipolati e obbedienti. Sul nostro smartphone abbiamo decine di app che ci aiutano nella gestione della nostra quotidianità. Ognuna raccoglie i nostri dati, la nostra posizione, ci mette a nudo, fornisce ogni nostro pensiero a chi sta dietro le quinte. Oggi il mostro che può nascere dall’utilizzo distorto dell’intelligenza artificiale sta spaventando gli stessi che ne hanno promosso e finanziato la creazione perché, se il mostro si ribella, potrebbe addentarci. Mancano protocolli di sicurezza condivisi per la progettazione e lo sviluppo, manca soprattutto un controllo e una visione etica di quello che è il bene per l’uomo.
Fintanto che l’unico Dio sarà il profitto, rischiamo di essere ostaggi o meglio schiavi dello stesso. Non si tratta di essere contro lo sviluppo tecnologico, anzi lo sviluppo tecnologico può essere di aiuto alla realizzazione dell’uomo. Abbiamo però visto tutti che cosa può accadere in una società globalizzata se un virus sfugge al controllo da un laboratorio di Wuhan. Non è difficile immaginare che cosa potrebbe accadere se a sfuggire al controllo dell’uomo dovesse essere l’intelligenza artificiale.
…e probabilmente da Wuhan non è sfuggito alcun virus… Tutto programmato ed “eseguito”: da Event 201, alle “anticipazioni” di K.Schwab, T.Malleret, Covid – 19. The Great Reset. Certo, la tecnologia può darci strumenti meravigliosi per far crescere la nostra umanità (per ora la sta distruggendo, lasciata in mano ai criminali della “volontà di potere”. Una proposta: insegniamo, ai giovanissimi prima di tutto, ad usare internet, a trovare nella rete quello che “fa bene” alla mente e all’anima.