Lo statuto della NATO prevede un appoggio militare massiccio e continuo a un paese che NON fa parte di questa alleanza difensiva soltanto perché tale paese è stato invaso da altro paese che NON E’ IN GUERRA con la NATO? No, non lo prevede. Lo statuto della NATO prevede un intervento militare nei confronti di un paese che NON HA ATTACCATO un paese membro della NATO solo perché questo paese interviene militarmente contro separatisti e contro secessionisti? No, non lo prevede. E ancora, lo statuto NATO prevede che SI CONTINUI a sostenere militarmente un paese aggredito da un altro che NON E’ IN GUERRA con la NATO fino a quando – si dice esplicitamente- il paese aggressore venga completamente sconfitto perché l’obiettivo non è tanto la difesa dell’aggredito, ma la sconfitta dell’aggressore, fino a causare, come viene anche espresso nelle intenzioni un abbattimento del suo regime, un “regime change”? No, non lo prevede. Ma allora, che dire dei recenti fatti?
Una regola sempre valida: cui prodest?
Dopo il crollo dei regimi comunisti e della stessa Unione Sovietica, l’unico stato che si richiamava ai valori del comunismo in Europa era la Jugoslavia. Perché adesso, vinta la partita con il comunismo, non stravincere andando a disgregare, con il pretesto dell’”intervento umanitario” appunto tale paese per dimostrate al mondo intero chi è solo al comando ora? Fatto. Adesso che tutta l’Europa Orientale partecipa alla NATO, perché non darsi da fare per operare l’immissione anche dell’Ucraina eliminando così non solo l’”impero russo” ma anche liofilizzando la Russia stessa riducendola all’antico Granducato di Moscovia? Fatto. Anzi, no. Tentato.
Putin ha reagito e ha detto no a questo disegno intervenendo in Ucraina, scatenando la reazione furiosa della potenza americana che ha trascinato nella sua reazione i suoi “alleati”. Dal punto di vista anglosassone questa reazione è comprensibile: nella loro cultura calvinista, chi vince, l’”eletto” può e deve fare l’asso pigliatutto e non deve accontentarsi di niente di meno del tutto, che gli spetta di diritto. Ma non è così che funziona nelle relazioni internazionali e men che meno con uno Stato come la Russia che ha capito qual è la posta in gioco e si è preparato a una lunga guerra che la NATO non può vincere, se non intervenendo in maniera diretta. Adesso la vera sfida della NATO è dimostrare che NON è il braccio armato USA ma una alleanza difensiva. Una sfida che non si può vincere: la verità è sotto gli occhi di tutti. E contro di essa la NATO non serve.