il 16 maggio 2023 vi è stata l’alluvione dell’Emilia-Romagna.
Come spesso accade in questi casi, si è parlato di eventi meteorologici eccezionali, come se questo potesse giustificare tutto quanto non è stato fatto per mettere in sicurezza il territorio e i suoi abitanti.
Il Piano Gestione Rischio Alluvioni esiste, tra l’altro, per monitorare i territori e attuare azioni preventive.
Leggiamo dal sito Piano Gestione rischio alluvioni:
“La Direttiva Europea 2007/60/CE, recepita con D.Lgs. 49/2010, ha dato avvio ad una nuova fase della politica nazionale per la gestione del rischio alluvioni che il Piano di gestione del rischio di alluvioni (PGRA) deve attuare, nel modo più efficace. Il PGRA, introdotto dalla Direttiva per ogni distretto idrografico, dirige l’azione sulle aree a rischio più significative, organizzate e gerarchizzate rispetto all’insieme di tutte le aree a rischio e definisce gli obiettivi di sicurezza e le priorità di intervento a scala distrettuale, in modo concertato fra tutte le Amministrazioni e gli Enti gestori, con la partecipazione dei portatori di interesse il coinvolgimento del pubblico in generale”.
E allora?
Chi leggesse il PGRA 2021-2027 vi troverebbe solo indicazioni ovvie; di buon senso sì, ma ovvie. Tuttavia, tali indicazioni non sono state seguite: persino i giornali del mainstream hanno ammesso che non sono state realizzate le operazioni necessarie e ordinarie di pulizia dei fiumi, dei canali e delle altre vie d’acqua.
La pioggia che si è abbattuta in quei giorni è stata sì intensa, come spesso accade soprattutto in primavera e autunno, ma è stata anche prevista e annunciata. Tuttavia gli amministratori locali non hanno attuato il PGRA. Anzi, è emerso che da anni non vengono più puliti i canali, i fiumi dei letti, gli invasi e che i finanziamenti necessari per queste normali operazioni di prevenzione sono stati restituiti al Governo centrale.
L’emergenza è stata creata a tavolino dall’incuria e dalla superficialità e non è stata assolutamente gestita dagli organi preposti.
Perché l’Italia che ci piace?
La gente comune ha organizzato in modo spontaneo gruppi di aiuto volontari che hanno messo in campo cuore e mente, per aiutare concretamente chi ha perso tutto nel mare di acqua e fango che ha invaso le loro case, distruggendo mobili, portando via i ricordi di una vita.
Da subito sono partite raccolte di abiti, mobili di seconda mano in buono stato, appelli attraverso tutti i social per andare nei luoghi alluvionati e dare concretamente aiuto, spalando via il fango, ripulendo le case e quant’altro è necessario.
I volontari sono andati di casa in casa, hanno verificato le necessità, raccolto il dolore, hanno abbracciato chi aveva bisogno di sfogare il dolore e la rabbia. Sì, tanta rabbia, perché c’è la consapevolezza che tale situazione nasce dall’incuria e dall’avidità di chi dovrebbe curare l’interesse dei cittadini e non ha destinato i fondi stanziati per mantenere in sicurezza il territorio.
L’Associazione Onlus Città dei Ragazzi, oltre a raccogliere denaro e beni di prima necessità, già pochi giorni dopo aveva consegnato le elettropompe ai cittadini di Conselice.
Alcuni paesi e frazioni non hanno visto né vigili del fuoco né protezione civile, eppure tutti i cittadini si sono attivati e hanno cominciato a ripulire il proprio territorio. I contadini per primi si sono mossi con i loro mezzi per drenare i terreni e far defluire le acque.
Le istituzioni pubbliche hanno rappresentato soltanto un elemento di disturbo perché, spesso, hanno tentato di impedire le azioni concrete di pulizia dei terreni e convogliamento delle acque, subendo l’ira dei cittadini e battendo in ritirata. Hanno anche emesso ordinanze di sgombero, poi ritirate dopo le proteste. L’aiuto dei volontari è stato provvidenziale anche in questi casi: avevano visto lo stato reale degli immobili e si sono attivati per reperire candeggina e materiale di pulizia, hanno insegnato le proporzioni da usare per rendere sicura l’acqua e, con queste azioni, hanno reso inefficaci le ordinanze di sgombero.
Qualche giorno dopo l’alluvione, il prefetto di Ravenna ha cercato di impedire ai volontari di aiutare, affermando che erano più di intralcio che di aiuto. Se non ci fossero stati i volontari, in realtà, la situazione sarebbe stata totalmente disastrosa.
Chi sono i volontari
La proprietaria di una piccola azienda di trasporti ha messo da subito a disposizione il proprio magazzino per stoccare i vestiti, i mobili e gli elettrodomestici donati da tutta Italia. Ha usato i propri mezzi per consegnarli, ha lanciato appelli per richiedere altri volontari per distribuire le merci, ha organizzato la raccolta, lo smistamento con efficienza e abnegazione, non si è fermata davanti ad alcun ostacolo.
A capo di questa piccola azienda c’è Patrizia, una donna eccezionale, che ha collaborato con un gruppo, anche questo capitanato da una donna, Claudia, che si è attivato per chiedere aiuto, coordinare i volontari e raccogliere le richieste di tutti gli alluvionati. Loro ogni giorno raccolgono e distribuiscono cibo, vestiti, mobili, ascoltano le storie di chi ha perso tutto.
Questo fu uno degli appelli lanciati in un gruppo social al quale potevano iscriversi coloro che, seppur da lontano, volevano dare una mano:
“Il problema qui è che noi abbiamo trovato il modo di far distribuire alle famiglie, tra di loro, gli aiuti che mandiamo.
Ora sto chiedendo a chi vuole andare in auto: di portare olio sale fino e grosso zucchero e quelle cose che difficilmente si trova nelle donazioni.
Abbiamo portato latte per bambini di diverse età e pasta per celiaci.
Come hai visto dalle foto che ti ho mandato persino su Conselice, che dovrebbe essere a posto, ci sono ancora cumuli di mobilia avanti le case.
Quello che hanno provato a salvare si scopre insalvabile.
Non è tornata nessuna normalità, hanno bisogno ancora di fornelli per cucinare, frigo, lavatrici, materassi e reti, come prime istanze da tantissime famiglie.
Ieri abbiamo consegnato 3 cucine complete usate + frigo e lavatrici, servono anche stendini che abbiamo comperato per consentire di stendere quanto lavano. Servono cuscini, perché quelli non sono come un materasso che igienizzi se buono, non possono essere consegnati usati e sono quelle cose che sono andate buttate.
Qualcuno dirà che sono cose da poco prezzo, ma per chi ha casa devastata le cose da poco prezzo diventano tante, oserei dire troppe.
Si porta ancora tanta candeggina da passare sui muri che tendono a fare muffe perché le pareti sono ancora bagnate.
In tanti siti conosciuti istituzionali continuano a fare raccolte di soldi, ma nessuno di loro ha visto nulla ed in alcuni casi, purtroppo, le cose perse fanno parte di pertinenze e quindi non rimborsabili nemmeno in futuro.
Hanno bisogno sul serio di una mano, ma soprattutto di uno Stato che non si affanni continuamente a sfornare moduli da compilare, ma che si porti vicino alle persone quali pensionati e famiglie a basso reddito con bambini, per portare immediatamente quanto loro occorre.
Come puoi consegnare quello che viene donato dai cittadini solo a chi si iscrive e che ritira quando abbiamo persone senza auto?
Dove sono militari e forze dell’ordine che possono consegnare le cose in base alle necessità ed alle istanze delle famiglie?
Troppe cose non vanno, troppe cose sono lasciate ai volontari che non hanno neanche attrezzature adeguate per alcune situazioni che si sono verificate.
Dove sono le istituzioni in questa tragedia annunciata prima che avvenisse e successivamente?
Perché parlano di normalità ormai quasi dappertutto quando la realtà è un’altra?
Perché nessun giornalista è passato nelle strade a vedere la situazione e ad ascoltare le persone riportando quello che si può ancora vedere e sbugiardare quanto dicono o non dicono?
Non possono essere lasciati da soli a subire quanto avvenuto.
Il problema è che i pasti pronti non sono per tutti e soprattutto per quello dicevo: fanculo a moduli ed iscrizioni, devono dare aiuti a tutti quelli che ne hanno bisogno ma non è così.
Ci sono famiglie come quella a cui avevo portato il gas per cucinare, che ieri ha avuto da noi il frigo per conservare anche qualche verdura e simili.
Patrizia”
Cinzia, altra donna eccezionale, si era già mossa per conto suo, con altri amici per portare cibo, disinfettanti e repellenti per zanzare. Anche lei sta lavorando attivamente con Patrizia.
Possono essere soltanto due donne, coraggiose e determinate, ma riescono a fare la differenza. Qui il link a un’intervista che permette di sentire dalla loro voce e vedere dalle immagini da loro registrate la realtà amara della situazione in Emilia-Romagna, oltre a vedere le prove raccolte sulle somme ricevute e mai distribuite.
L’emergenza non è finita, ogni nuova pioggia è un incubo che si rinnova.
È ancora necessario aiutare. Chi ha furgoncini o mezzi simili dovrebbe mettere a disposizione un giorno del suo tempo, per caricare gli aiuti e portarli a chi ne ha bisogno.
Ancora da Patrizia:
“Sto ricevendo chiamate da ogni dove, per sapere se posso fare trasporti singoli, da chi vuole aiutare e naturalmente tutto gratis per loro.
Stiamo dando l’anima e mi dispiace dire: no… Ma abbiamo già noi ritiri e consegne da fare per oltre un mese!
Sono un pochino delusa, siamo pochi e sempre gli stessi da 2 mesi, con lavoro e famiglia anche: non abbiamo forza e denari sufficienti per aiutare tutti quelli che hanno subito danni.
Per FAVORE!!!
Aiutate organizzando un trasporto verso Patrizia, o verso Conselice: organizzandovi con lei! Inviate FOTO del bene da donare, e misure. Così da poterlo già assegnare a qualche famiglia, e partire già con una meta precisa!
Possessori di furgoni: a fine lavoro, nel fine settimana, vi chiediamo uno SFORZO. Questi volontari non hanno più una vita da 2 mesi, queste persone non hanno più una casa, se non mura vuote e rovinate: nel vostro giorno libero, PRESTATEVI per fare un trasporto, dalla vostra zona di Italia alle zone alluvionate, raccogliendo mobili.
I volontari non ce la possono fare PIÙ, da soli!
Per info, se potete portare voi gli oggetti:
Patrizia +393495564695”
I quasi 50 milioni di euro raccolti tramite i canali istituzionali non sono stati distribuiti a chi ne ha bisogno, non sono stati usati per comprare le cose necessarie per dare un ristoro a chi ne ha necessità.
Per chi ha perso tutto è davvero importante avere accanto persone che aiutano materialmente e offrono un conforto morale.
Forse l’affermazione più bella che si è sentita in questi giorni è quella pronunciata dai volontari emiliani: “Quando in Emilia c’è stato il terremoto, la sorella Romagna ci ha aiutato. Ora la Romagna ha bisogno di aiuto e la sorella Emilia c’è.