LA CASA DEL SOCIAL JOURNALISM

La trasformazione digitale dell’identità: Green Pass o passaporto verso la sottomissione?

Giacinto Cimolai

Due anni fa, per l’esattezza il 1° luglio, siamo entrati nell’era del Green Pass. Senza quasi alcuna resistenza, fiaccata da una serie di provvedimenti inauditi: lockdown, zone rosse, mascherine, coprifuoco, autocertificazioni, didattica a distanza, divieti di ogni tipo. L’inserimento del Green Pass attraverso anche il distanziamento e la delazione verso chi avesse subito la sventura della malattia, piuttosto che verso le autorità incapaci di gestirla e la paura che ha provocato l’indebolimento fisico e psicologico delle persone, ha permesso l’attivazione di uno strumento di controllo pericolosissimo, con la complicità di quasi tutti gli organi di informazione.

Quello che doveva essere un dispositivo ideato apparentemente per facilitare i viaggi, si trasformò in uno strumento di controllo tipico delle dittature, vedasi la Cina.  

Nella sostanza, con l’inserimento del Green Pass è stato istituito l’obbligo di vaccinazione senza che qualcuno si prendesse la responsabilità di stabilirlo.  Fatto salvo alcune particolari categorie, personale medico, forze dell’ordine, insegnanti, tutti gli altri in teoria erano liberi di scegliere se vaccinarsi oppure no, ma nella realtà divenne immediatamente evidente che senza il Green Pass o senza i tamponi un giorno si è un giorno no, la vita diventava impossibile.

Il Green Pass divenne quella misura attraverso la quale continuare a svolgere la propria attività tra persone “garantite e non contagiose”.

Come sia finita è sotto degli occhi di tutti. All’epoca, il presidente del consiglio Mario Draghi giustificò il Green Pass come una misura che dava serenità e non che toglieva serenità, come una condizione che permetteva di continuare a svolgere le attività economiche. Lo slogan “se non ti vaccini ti ammali e muori” oppure “se non ti vaccini fai morire qualcuno o contagi qualcuno” è stato utilizzato per diffondere paura e terrore finalizzati a creare obbedienza cieca senza alcun ragionamento.  Oggi anche la scienza ufficiale, che durante la pandemia si era trasformata in un dogma di fede, è costretta ad ammettere che non c’era nessun presupposto per giustificare tali affermazioni.

Grazie però a questi slogan, unitamente al ricatto della sospensione dal posto di lavoro, la maggior parte degli italiani, condividendo o meno tali provvedimenti, si sono fatti vaccinare sottoscrivendo, tra l’altro, una liberatoria in cui si assumevano ogni responsabilità delle conseguenze di un farmaco sperimentale che lo stesso produttore dichiarava essere ignote. Tutto ciò mentre era già evidente che il cosiddetto vaccino non era uno strumento per impedire il contagio, che infatti si è dissolto non certo per merito delle misure intraprese all’epoca.

Non è bastata la seconda dose e poi la terza per fermare il contagio, ma poi è arrivato lui, il Green Pass, quello strumento che il New York Times e il Washington Post definirono “un esperimento sociale senza precedenti in un paese occidentale”.

Un esperimento sociale attraverso il quale si è dimostrato come i governanti possano tenere sotto controllo i propri governati senza l’uso della forza. Un esperimento che dobbiamo riscontrare essere riuscito benissimo, al punto che oggi nell’Unione europea il Green Pass è diventato eterno, doveva scadere ieri; invece, è stato prorogato ed è stata firmata un’intesa con l’ONU per estenderlo a tutto il pianeta.

Siamo diventati il primo laboratorio nel quale si applica la privazione delle libertà individuali senza rinunciare alla democrazia formale: senza invasioni, senza l’uso delle armi e/o della repressione, con uno strumento gestibile attraverso un’applicazione sullo smartphone, il progetto di controllo sociale prende ogni giorno più evidenza.

La trasformazione da cittadini liberi in una identità digitale è iniziata, ora non ci resta che aspettare di capire a cosa dovremo sottometterci per ottenere il lasciapassare.

A quanti vaccini dovremmo sottoporci? Ma dietro il discorso sulla salute c’è un progetto di controllo molto più sottile e ampio: e quando il Green Pass sarà anche subordinato a essere in regola con i versamenti al fisco, con il pagamento della rata del mutuo o di una multa per divieto di sosta?

La storia ci ha insegnato oramai troppe volte che attraverso la paura nascono le dittature. A pensare male si fa peccato ma, come diceva Giulio Andreotti, ci si azzecca. I segnali non mancano. I latini dicevano “praemonitus, praemunitus” in italiano “uomo avvisato mezzo salvato” un proverbio riferito a coloro che hanno la brutta abitudine di affrontare le cose troppo superficialmente, perché tengano conto degli utili suggerimenti ricevuti.

Diceva Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.  

Foto di Lucio Alfonsi da Pixabay

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Giacinto Cimolai

Giacinto Cimolai

Friulano. Fondatore del progetto sociale che fa riferimento all’associazione Comunità Etica.
Dal 2017 si dedica alla promozione e allo sviluppo di questo progetto, promuovendolo in Italia e all’estero.
Fondatore e responsabile del progetto di Tutela Legale Etica che si propone di difendere tutti coloro che sono afflitti dal Debito.
Presidente di ConfimpresaItalia-Friuli
Presidente della Cooperativa OPES.
Presidente Regionale per il Friuli Venezia Giulia dell’associazione di promozione sociale A.N.A.S.
Nel 2022 fonda la testata giornalistica CambiaMenti, di cui è direttore editoriale.
Ha pubblicato quattro libri

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