È una notte strana. Una notte buia. Una notte in cui non riesco a dormire. Nella mia mente, infatti, arrivano le immagini della guerra. Di quale guerra poi? Ce ne sono così tante! Comunque, le immagini che mi arrivano sono del conflitto in Palestina, nella Striscia di Gaza.
Ecco, io non sono un esperto di queste cose di geopolitica, però sento il dovere morale di condividere due prospettive, due visioni, due riflessioni.
La prima è questa e riguarda la composizione del campo di battaglia. In ogni grande guerra tutte le guerre vengono raccontate così: ci sono due fronti opposti e c’è la linea del fronte che divide la popolazione A dalla popolazione B. La guerra è tra A contro B, B contro A. C’è il fronte A e il B e tu devi scegliere da quale parte stare. Tra A e B devi eleggere chi sono i buoni, chi sono i cattivi, e parteggiare per i buoni. È una narrazione antichissima, una narrazione ripresa innumerevoli volte, una narrazione scontata.
Però, a ben vedere, più ti avvicini, più la osservi questa narrazione, e le sue certezze granitiche si sfaldano. La prima volta che questo mi accadde fu diversi anni fa, il giorno in cui persi la mia verginità in ambito sociale e politico, geopolitico, diremmo. Anno 2000, Genova, G8. Per chi se lo ricorda, c’era a Genova la riunione delle 8 grandi potenze mondiali, contrastate all’epoca da un movimento che si chiamava No Global. Quindi anche lì il campo di battaglia era chiaro: c’era il fronte che divideva il G8 dai No Global. G8 di qua, No Global di là.
Bene, cosa è successo? È successo che un bel giorno – o un brutto giorno – arrivarono all’interno del fronte No Global i Black Block, la frangia più violenta, questi uomini vestiti di nero che misero a ferro e fuoco la città. Ecco, io fui sconvolto. Due volte, la prima, subito, inizialmente, quando vidi quelle immagini, quella violenza e la seconda quando un pensiero si insinuò nella mia mente. I Black Block avevano oscurato, con il loro gesti violenti tutte le istanze di protesta dei No Global. Nei media nazionali non si parlava più delle motivazioni dei No Global, ma semplicemente della violenza dei Black Block.
E fu allora che questo pensiero mi arrivò. Sempre più chiaro. I Black Block erano in qualche modo i migliori alleati del G8. E questo pensiero frantumò la predisposizione e la composizione del campo di battaglia, come fino ad allora mi era stato narrato: c’è un fronte, un attore di qua e un attore di là. No, perché i Black Block erano sì dentro il fronte No Global, ma di fatto erano in qualche modo o furono in qualche modo i migliori alleati del G8.
Fu allora che iniziò a formarsi nella mia mente una diversa disposizione del campo di battaglia… (ascolta il seguito guardando il video)
Sono stata rapita nell’ascoltarla. Rapita dalla sua calma. Dall’intensità con cui esprime i suoi pensieri. E la rappresentazione che ha descritto mi ha dato, per la prima volta da quando è iniziato questo conflitto, speranza per quella terra. Ha saputo elevare il mio spirito, capacità che di questi tempi è assolutamente rara. Ritengo lei, quindi, un dono del Cielo.
Bellissima l’immagine delle aquile che con le loro ali spazzano sì la terra ma, allo stesso tempo, fugano le tenebre che avvolgono questa terra martoriata di Palestina (e non solo). E dietro di loro le colombe. Un enorme stormo di colombe bianche che entrano anche dentro di noi, portano speranza e quella pace di cui abbiamo tanto bisogno. Mi piace pensare che quell’immagine che lei ha avuto sia in realtà una profezia di un futuro migliore. Grazie di cuore.