Un nuovo modello economico, agricolo, energetico e sociale è il progetto di ampio respiro promosso da Comunità Etica fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 2017, da parte di Giacinto Cimolai e della sua compagna, Stefania Murador.
A tal proposito, abbiamo avviato (e stiamo avviando) un dialogo con alcuni paesi africani, tra cui la Sierra Leone, il Mali e il Ghana. Attraverso la nostra cooperativa OPES (Organizzazione per la Promozione di una Economia Sostenibile), stiamo attivando dei programmi per favorire flussi regolari che possano non solo spegnere quell’ondata incontrollabile e destabilizzante che “ingrassa” mafie e malaffare a discapito della povera gente (come non ricordare l’ultima tragedia al largo delle coste crotonesi), ma che offrano anche l’opportunità di un interscambio equo, sostenibile e proficuo per le parti, attraverso aziende agricole ospitanti che mettano a disposizione scuole e corsi di formazione su arti e mestieri. In questo modo potremo dare una doppia opportunità a tutti coloro che vorranno approfittarne: mettere a disposizione le competenze acquisite nel nostro paese (leggi permettendo) o “importarle” nel proprio. Il programma prevede una prima selezione dei futuri migranti nel paese di origine (dove venga effettuata anche una prima formazione) e poi di un ulteriore periodo di formazione nel paese di destinazione finalizzato all’inserimento produttivo e sociale.

Proprio sulla questione “migranti” e su alcune possibili soluzioni abbiamo intervistato il Dr. Patrick Ekye Kwesie, agricoltore ghanese, consulente industriale e specialista della sicurezza, esperto nella gestione petrolifera, leader della Western Nzema Youth League, CEO di Panways Ghana, nonché CEO di U.H. UNIKAT Handels GmbH, tra i soci fondatori della nostra OPES Coop.
Ciò che è emerso da questo incontro è stato quantomai allarmante. Conosciamo da molto tempo le condizioni in cui versano gli stati africani in conseguenza di politiche colonialiste scellerate portate avanti dai paesi industrializzati. Il Ghana di certo non fa eccezione: pur considerato una “stella nascente” fino a qualche anno fa (nel 2019 era il paese con il più alto tasso di crescita economica al mondo), a seguito della “pandemia” di CoVid-19 e della guerra Russo-Ucraina ha subito un crollo che l’ha portato sull’orlo del collasso.
—–
L’intervista al Dr. Patrick Ekye Kwesie
CambiaMenti
Lei conosce molto bene le problematiche del suo paese, ci può spiegare quali sono i motivi che spingono molti giovani a iniziare un viaggio verso l’Occidente che spesso porta alla morte o a nuove forme di sfruttamento?
Kwesie
Il problema principale è la povertà. In questo momento, con la pressione del fondo monetario l’Africa sta vivendo un momento terribile di crisi. Si fa fatica a pagare per il cibo e qualsiasi forma di sostentamento energetico. La mancanza di lavoro e i conflitti (spesso creati ad arte), spingono i ragazzi a cercare nuove soluzioni, tra cui un’alternativa di vita in Europa.
CambiaMenti
Nel nuovo equilibrio mondiale che sta nascendo a seguito degli eventi bellici, l’Africa può assumere un nuovo e importante ruolo. Quali politiche per uscire dalle varie forme di colonialismo e non rimanere terra di conquista?
Kwesie
C’è necessità di know-how, di creazione di posti di lavoro basati sulla crescita e la conoscenza dei giovani. Bisogna creare fiducia nell’Africa per portare tecnologie e avere interscambi culturali, in linea con il progetto di Comunità Etica. Uno scambio basato sulla crescita culturale dei ragazzi africani, dando loro la possibilità di venire qui legalmente a studiare e imparare arti e mestieri, in modo da poter ritornare in patria con una buona preparazione. Anni fa abbiamo già provato a portare avanti un progetto simile tentando di creare una scuola tecnica per giovani in prossimità di uno degli stabilimenti ENI per l’estrazione di gas naturale nel nostro territorio, ma abbiamo trovato le porte sbarrate anche da parte dell’Ambasciata italiana.
CambiaMenti
Il tema della migrazione nell’ ultimo anno è diventato sempre più dominante. Nuove rotte si sono manifestate: Ucraina Siria Turchia. Ma l’Africa è sempre centrale anche perché gli sviluppi demografici ipotizzano 2,5 miliardi di abitanti al 2050. Quali politiche vede possibili per uno sviluppo corretto e sostenibile?
Kwesie
Prima di tutto promuovere lavoro e rimozione delle barriere tra gli stati. I ragazzi che lavorano in Italia, pur guadagnando €10,00 al giorno, possono mandare parte del loro stipendio in patria che, al cambio, è molto più di quanto possano sognare di guadagnare nel loro stesso paese. Bisogna promuovere un sistema che permetta la creazione di nuovi posti di lavoro in Africa e portare avanti scambi equi tra i continenti.
CambiaMenti
Nel nostro paese i dati presentano in modo evidente una importante decrescita demografica evidenziando la necessità di nuova forza lavoro a cui si potrà far fronte solo attraverso i flussi migratori. In che modo potrebbero essere gestiti affinché diventino elemento di sviluppo per entrambi e non elemento di sfruttamento?
Kwesie
L’unico modo per gestire i flussi migratori è farlo in modo legale. Far sì che i ragazzi disponibili possano venire in Europa a fornire la loro manodopera e le loro competenze, per poter magari ritornare al loro paese con un bagaglio culturale e di competenze tali da aiutarne lo sviluppo.
CambiaMenti
È evidente che i flussi migratori sono gestiti dalle mafie mondiali assieme alla droga e alle armi per fare fatturato ma anche per destabilizzare o modificare gli equilibri geopolitici. Non crede che se ci fosse un serio progetto per la gestione dei flussi che eviti i viaggi della morte potremmo dare un duro colpo anche alle mafie?
Kwesie
Con le nostre iniziative possiamo fare tantissimo, se collaboriamo possiamo dare un duro colpo alle mafie. L’assistenza sanitaria qui è terribile. Lo ripeto: se non hai i soldi per curarti, muori. C’è una crisi senza precedenti e la situazione è precipitata soprattutto durante l’ultimo anno costringendo sempre più persone a migrare all’estero. Se non corriamo subito ai ripari e in maniera concreta, rischieremo un crollo totale.
—–
L’economia e gli equilibri geopolitici sono sempre più in crisi e non riguardano soltanto i paesi africani (che di certo sono tra quelli che stanno soffrendo maggiormente): la situazione si fa più disperata ogni giorno e le previsioni non sono certo incoraggianti. Ciò che è più sconfortante è che, alla luce dei fatti, non vi è ancora una valida alternativa che possa invertire questa tendenza. Ecco perché dobbiamo costruirne una.
Costruire un’alternativa vuol dire spesso ripartire da zero: studiare e proporre nuove soluzioni cercando dei punti di contatto con chi è disposto ad ascoltare e mettere a frutto una collaborazione. Il progetto di OPES Coop è ben strutturato e offre la possibilità concreta di ricostruire un’economia equa, circolare e sostenibile, basata sulla collaborazione e sul rispetto reciproco affinché tutte le parti possano trarne beneficio. Soltanto ripartendo da questi principi potremo finalmente fondare una società più sana, solidale e duratura. Una Società del Ben d’Essere.