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Affido famigliare, il Comune di Bari in prima linea con un articolato progetto di inclusione sociale

Viviana Miccolis

In un momento storico in cui i termini accoglienza solidarietà sembrano essere ben lontani dalle priorità che incombono sulla nostra società, meritano particolare attenzione iniziative come quelle messe in atto dal Comune di Bari in tema di affido familiare.

Significative, in proposito, le dichiarazioni dell’assessore al Welfare Francesca Bottalico (in una foto tratta dal suo profilo Facebook), che in materia di affido ha promosso un progetto molto articolato. “Per prima cosa abbiamo istituito nel 2021 l’Albo comunale per adulti e famiglie, al quale sono iscritte oltre 236 famiglie disponibili all’affido e può contare su un fondo di 159 mila euro per quattro anni. Abbiamo inoltre individuato nella cooperativa sociale Gea, da anni impegnata nei percorsi di crescita psico-educativa e affettiva dei minori, il partner incaricato della gestione del nuovo progetto di affido familiare”.

Con la nuova pianificazione sono state introdotte anche delle tipologie di affido “sperimentali”, pensate per rispondere adeguatamente ai diversi contesti familiari. Tra le azioni previste c’è l’affido ponte, studiato per quei giovani – i cosiddetti care leavers – ancora minorenni per i quali l’autorità giudiziaria prevede un percorso di autonomia con allontanamento dalla famiglia d’origine oppure per quei ragazzi che, una volta maggiorenni, vivono ancora al di fuori della cerchia famigliare.

“L’obiettivo è quello di costruire un progetto individualizzato – chiarisce l’assessore Bottalico – in modo che il ragazzo possa costruire le basi per una crescita formativa e lavorativa fino ai 21 anni. In questo caso la famiglia ponte, dopo un periodo di conoscenza e condivisione delle risorse e delle difficoltà del ragazzo, dovrà sostenerlo nel percorso di formazione o di inserimento nel mondo del lavoro con l’aiuto di uno psicologo e di un assistente sociale”.

“Altra novità – continua Bottalico – è rappresentata dall’affido special needs, che nasce dalla necessità di contrastare l’abbandono di neonati e minori da 0 a 24 mesi. Questa modalità prevede un’accoglienza specifica in quanto assume una funzione determinante nella gestione della transizione familiare sia in caso di reinserimento nella famiglia di origine, sia in caso di inserimento in una nuova famiglia per coloro che rientreranno nel circuito d’adozione. La famiglia affidataria, quindi, dovrà fungere da esempio per i genitori biologici o adottivi del bambino e diventare un punto di riferimento per loro”.

“Infine – conclude l’assessore – è previsto l’affido generazionale che rappresenta non solo un’occasione per anziani e giovani di condividere esperienze, ma diventa anche un modo per i ragazzi di sostenere l’autonomia e le capacità dei nonni. Gli psicologi del servizio sono chiamati a verificare la fattibilità del progetto in equipe con il servizio sociale. Inoltre, al fine di costruire una rete sociale a tutela delle persone anziane, saranno coinvolte altre realtà, come i Centri servizi per le famiglie”.

Una neo mamma affidataria descrive l’affido di un minore come “un grande atto di amore, in cui si dona il proprio tempo, si investono i propri sentimenti al fine di garantire ad un bambino piccolo, ma anche a un adolescente o a un maggiorenne, tutto il calore familiare di cui necessita per recuperare il contatto con una vita serena e stabile, in attesa che si ricomponga l’equilibrio della famiglia di origine. E’ infatti importante sottolineare che il servizio di affido familiare ha come scopo precipuo la salvaguardia del minore, la tutela dei suoi diritti, il ripristino di una situazione paludosa attraverso l’ausilio, a tempo determinato, di un nucleo familiare che potremmo definire di “salvataggio”.

Attraverso questa importante esperienza di vita si può assistere ad un costante meccanismo di scambio tra adulti e minori; gli adulti verranno guidati e formati da operatori esperti e i minori potranno godere della missione “salvifica” che solo ad un nucleo familiare si può riconoscere.

“Ma non  basteranno gli abbracci, le coccole e  l’affetto a far sciogliere la diffidenza di minori delusi, smarriti, impauriti – precisa la psicologa Vittoria Maioli Senese -; occorrerà un nuovo modo di guardarli, riponendo in quello sguardo benevolo il potere di ricostruzione della loro anima, infondendo in loro la fiducia e la stima di cui necessitano per crescere e spiccare il grande volo della loro vita”.

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Viviana Miccolis

Viviana Miccolis

Viviana Miccolis, pugliese, laurea magistrale in Giurisprudenza, sostenitrice di progetti di volontariato, micro influencer, storyteller, content creator, scrive per le redazioni di Amazing Puglia, Media Tv, MG radio.

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