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Acqua razionata all’Ospedale Civile di Pordenone

Giacinto Cimolai

Non è una fake news, non è complottismo: all’Ospedale Civile di Pordenone siamo arrivati al razionamento dell’acqua. Ogni paziente non può ricevere più di una bottiglietta da mezzo litro di acqua al giorno. Non ci sono i soldi per acquistarla!

È pur vero che uno potrebbe portarsela da casa oppure comprarla al bar dell’ospedale, se può muoversi, ma è un discorso di principio che dobbiamo affrontare.

La costituzione all’art 32 afferma: la repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Purtroppo come accade sempre più spesso i diritti più elementari vengono calpestati.

Il problema non è di per sé stesso l’acqua ma il principio: non ci sono soldi per l’acqua, ma ci sono per i tamponi e per le mascherine e tutti sappiamo quali business ci siano stati dietro questi due articoli.

L’acqua è uno dei beni più preziosi. Per un degente ancora di più. È proprio il medico a consigliarla: ti fanno una flebo per idratarti, ma non ti fanno bere acqua.

Ma non è solo l’acqua il problema: il personale infermieristico per “consuetudine” oramai regala mezz’ora di lavoro al giorno. Nei cambi di turno il tempo per le operazioni di consegna è quantificato in 45 minuti, 15 sono retribuiti, 30 no. Se questo accadesse in un’azienda privata avremmo l’intervento immediato dei sindacati: qui no.

Ce una lamentela diffusa, ma nessuna azione concreta. Nessuno si scandalizza più, sembra tutto normale, eppure non siamo in un paese sottosviluppato. Siamo nel ricco nord est, la locomotiva economica del paese, quell’area geografica dove la sanità era considerata eccellenza.

Nella finanziaria regionale è stato previsto un investimento aggiuntivo di 113 milioni per la sanità ma non ci sono soldi per l’acqua.

Eppure, i soldi ci sono per i medici gettonisti che vengono pagati una media di cento euro l’ora.

Abbiamo avuto tutti sotto gli occhi durante la pandemia che cosa abbiano significato i tagli alla sanità. Un paese non può dirsi civile se non è in grado di garantire ai propri cittadini la salute, la scuola, la sicurezza. Oggi tutti e tre questi settori fanno acqua.

Sempre di più siamo di fronte a un processo di cambiamento che sta peggiorando la situazione di milioni di persone, ma un fenomeno preoccupa sempre più: l’atteggiamento di accettazione passiva qualsiasi cosa accada.

Abbiamo subito la pandemia, accettiamo l’aumento delle bollette, il raddoppio delle rate dei mutui, una tassazione che spesso è un pizzo, ma in contraccambio non abbiamo nulla, i servizi si pagano a parte.

Se hai soldi puoi curarti, se non ce li hai puoi anche morire, così, come dice Bill Gates, sfoltiamo un po’ la popolazione.

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Giacinto Cimolai

Giacinto Cimolai

Friulano. Fondatore del progetto sociale che fa riferimento all’associazione Comunità Etica.
Dal 2017 si dedica alla promozione e allo sviluppo di questo progetto, promuovendolo in Italia e all’estero.
Fondatore e responsabile del progetto di Tutela Legale Etica che si propone di difendere tutti coloro che sono afflitti dal Debito.
Presidente di ConfimpresaItalia-Friuli
Presidente della Cooperativa OPES.
Presidente Regionale per il Friuli Venezia Giulia dell’associazione di promozione sociale A.N.A.S.
Nel 2022 fonda la testata giornalistica CambiaMenti, di cui è direttore editoriale.
Ha pubblicato quattro libri

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