Cosa serve davvero per emergere in un panorama lavorativo e sociale apparentemente piatto e ingessato? Non basta un buon titolo di studio o una carriera accademica eccellente dal punto di vista dei voti, servono le competenze trasversali, ovvero quegli elementi che garantiscono flessibilità e dinamicità.
Nel secolo scorso ottenere un buon punteggio all’esame di maturità o conseguire una laurea con il massimo dei voti erano delle garanzie per una carriera di successo e soddisfazione.
Da allora molte cose sono cambiate anche se, in Italia, regno delle piccole e medie imprese a gestione familiare e fortemente legate alla tradizione, i mutamenti procedono lentamente.
Anche nel nostro paese, tuttavia, i parametri di valutazione dei CV di futuri dirigenti o elementi di spicco si stanno evolvendo, con un certo adeguamento al contesto internazionale ed europeo in particolare e i selezionatori tendono a non fermarsi alla sola analisi dei risultati accademici.
Si sente spesso parlare di brillanti laureati che non riescono a emergere e devono accontentarsi di ruoli secondari, attività lontane dalle proprie ambizioni o lavori precari e sottopagati, se vogliono rimanere in Italia, l’alternativa spesso è trasferirsi altrove.
Questo accade perché i nostri giovani non sono abituati a sviluppare e a valorizzare le loro “competenze trasversali”.
Competenze trasversali nei CV
Le “soft skills”, volendo usare un inglesismo, sono quelle conoscenze, capacità e abilità che non sono strettamente correlate al percorso scolastico o professionale ma che si sviluppano in situazioni concrete.
Le competenze trasversali, come suggerisce il termine stesso, possono essere applicate in diversi contesti e situazioni e sono fondamentali per garantire una certa flessibilità e dinamicità, contribuiscono a creare un ambiente professionale più sostenibile, a trovare soluzioni alternative e originali, a ottimizzare i processi e molto altro.
Tali capacità possono svilupparsi in attività di volontariato o in esperienze di tipo artistico, sportivo o culturale.
Inserire queste competenze nel proprio CV diventa quindi fondamentale per emergere, per farsi notare dal selezionatore, ma attenzione, è bene selezionarle e contestualizzarle a seconda del settore a cui ci si rivolge.
Le maggiori competenze trasversali
Le caratteristiche più ricercate a livello di soft skills nel contesto europeo sono raggruppabili in quattro aree: personali, sociali, organizzative, metodologiche.
Tra le competenze trasversali di tipo personale è bene sottolineare: capacità di assumersi responsabilità, predisposizione all’ascolto e all’empatia, flessibilità, adattabilità, spirito d’iniziativa, coinvolgimento.
In ambito sociale risultano fondamentali l’attitudine al lavoro di gruppo, alla comunicazione, alla leadership, alla corretta gestione delle diversità.
In ambito professionale non è da sottovalutare anche l’aspetto organizzativo che include: orientamento al risultato, organizzazione e pianificazione e pensiero digitale.
Anche la metodologia non va trascurata o sottovalutata pertanto anche competenze creative e innovative, la predisposizione al problem solving e la capacità di imparare a imparare continuamente rappresentano un importante valore aggiunto (vedi Un apprendimento che dura tutta la vita).
Cosa prevedono i programmi scolastici
L’importanza sempre maggiore che le competenze trasversali stanno assumendo nei
contesti professionali e di selezione ha fatto sì che anche a livello ministeriale si studiasse
un decreto che ne prevedesse l’introduzione nelle scuole.
Il decreto è datato settembre 2019 ed è consultabile sul sito ufficiale del MIUR ma, considerando i tempi di reazione del sistema d’istruzione del nostro paese, passeranno anni prima di vedere i frutti di questo percorso.
Nel frattempo, considerando che molti Italiani, giovani e meno giovani, sviluppano giorno dopo giorno questo tipo di competenze, il mio consiglio è quello di metterle in evidenza, di comprenderne le potenzialità e di utilizzarle come valide alleate per una vita migliore, non solo a livello professionale.