Il violento pignoramento dei crediti da parte di Agenzia delle Entrate e Riscossione scuote l’Italia
Sono trascorsi pochi giorni dalla scadenza dell’adesione alla rottamazione quater e Agenzia delle Entrare e Riscossione è partita alla grande per il recupero di tutto quanto è possibile nel modo più violento possibile: il pignoramento dei crediti verso terzi e dei conti correnti.
Per chi avesse ancora qualche dubbio sul futuro della digitalizzazione, quanto sta accadendo dovrebbe essere utile per aprire gli occhi e capire dove stiamo andando.
L’occhio del grande fratello, quello che tutto controlla è in azione.
L’era che stiamo vivendo caratterizzata da uno sviluppo senza precedenti della tecnologia, porta con sé una grave minaccia per l’uomo: un’architettura globale di sorveglianza ubiqua e sempre all’erta, finalizzata a fare gli interessi di pochissimi.
Quello che sta accadendo in questi giorni, che ha come protagonista Agenzia delle Entrate e Riscossione è un ulteriore passo verso la realizzazione del “capitalismo della sorveglianza”.
Attraverso l’accesso ai conti correnti e alla fatturazione elettronica Agenzia delle Entrate e Riscossioni sta letteralmente mettendo il cappio al collo a milioni di persone e aziende.
Oggi Agenzia delle Entrate e Riscossioni, con la formula dell’atto di pignoramento dei crediti presso terzi, e con un’efficienza insolita per una struttura pubblica, sta attuando, si direbbe nottetempo, un disegno politico che sembra porsi esattamente in contrapposizione a quelli che sembravano essere gli intendimenti del governo con la rottamazione quater.
Lo spirito dell’adesione alla rottamazione con tutti i limiti che abbiamo già denunciato avrebbe dovuto essere un piccolo passo verso una pace fiscale e un fisco più giusto, soprattutto a seguito della gravissima crisi provocata dalla pandemia e dalla guerra.
Quello che sta accadendo oggi ha dell’inaudito.
Cerchiamo di spiegare con due esempi quello che sta accadendo.
Guido Rossi ha un’azienda che come molte altre ha subito la crisi e ha presentato richiesta di adesione alla rottamazione, ma alcune cartelle per un importo di € 6.000 sono rimaste escluse perché non rientranti nel periodo previsto dalla rottamazione. Rossi con la propria azienda ha venduto alla ditta Giovanni Bianchi, prodotti per un importo di € 5.000 per i quali ha emesso regolare fattura elettronica, che dovrebbe incassare a 30 e 60 giorni. Agenzia delle Entrate, che controlla tutti i dati della fatturazione elettronica, ha immediatamente incrociato i dati della ditta Rossi con quelli della ditta Bianchi e nottetempo, come fece Amato nel 1992 quando tassò i risparmi degli italiani, predispone e invia immediatamente alla ditta Bianchi l’atto di pignoramento presso terzi della somma che dovrebbe essere pagata al fornitore, con la seguente formula: da pagare “nel termine di 60 giorni dalla notifica di questo atto, le somme per le quali il diritto alla percezione da parte del debitore sia maturato anteriormente alla data di tale notifica e alle rispettive scadenze le restanti somme”.
Giovanni, con un figlio disabile, è invece un dipendente; in precedenza aveva una piccola azienda ma a causa della pandemia ha dovuto cessare l’attività. Anche lui ha aderito alla rottamazione ad esclusione delle ultime cartelle e in questi giorni ha ricevuto l’atto di pignoramento presso terzi sul proprio conto corrente postale.
Quale potrebbe essere il risultato di queste azioni?
Se Guido Rossi ha presentato richiesta di adesione alla rottamazione è perché negli anni precedenti non aveva la disponibilità per pagare quanto dovuto, probabilmente ha scelto di pagare gli stipendi confidando che nel futuro avrebbe potuto far fronte ai debiti accumulati. Poi arriva la pandemia e successivamente la rottamazione: nonostante che le condizioni, in particolar modo il pagamento nell’arco di un mese di un acconto pari al 20% rendano quasi impossibile il rispetto della stessa, Guido decide di presentare la domanda di adesione, confidando nella ripresa dell’economia e del fatturato.
Ma ecco la sorpresa, arriva Agenzia delle Entrate e Riscossione che, come un avvoltoio si cala sul cadavere dell’azienda di Guido e lo priva anche del fatturato già ridotto. Nemmeno gli usurai si comportano così, lasciano sempre un margine di manovra all’usurato.
Guido ora si trova in un cul de sac, davanti a sé ha solo due opzioni: la prima è cercare una soluzione utilizzando le norme previste per il sovraindebitamento e la crisi d’impresa, la seconda è chiudere l’azienda, non pagare nessuno e cercare di rimettere in piedi la sua attività o magari ricominciare altrove.
A chi giova tutto questo? Guido si vede una vita distrutta, probabilmente perderà la casa e sarà costretto per sopravvivere a inventarsi degli escamotage o a rivolgersi all’assistenza sociale. Lo Stato perde ogni possibilità di recuperare eventuali crediti e si troverà nelle condizioni di dover investire denaro per garantire un assegno di sussistenza a Guido. Chi vince invece, è il sistema delle multinazionali che sta dando un colpo di grazia al tessuto produttivo rappresentato dalla piccola impresa.
Qual è l’obiettivo di Agenzia delle Entrate e Riscossioni?
Recuperare dei crediti o dare un colpo definitivo al tessuto economico del paese?
Sorge ancora un dubbio: l’azione di Agenzia delle Entrate e Riscossioni corrisponde alle volontà del governo o siamo di fronte a una guerra intestina tra poteri?
Non c’è dubbio che l’Agenzia delle Entrate e Riscossioni agisca nel rispetto delle procedure previste per il recupero del credito, ma è altrettanto evidente che tutto questo non gioca a favore del paese reale che sta soffrendo la povertà.
Non sappiamo quante siano le persone che stanno subendo la medesima situazione dei protagonisti dei nostri esempi ma sono sicuramente migliaia, molto probabilmente milioni. Ora si pone un problema di fondo: stare alla finestra ad assistere alla distruzione del paese o ribellarsi per tutelare i piccoli imprenditori e le famiglie?
Quanto sta accadendo mostra la pervasività e pericolosità di questo sistema, svelando come, spesso senza rendercene conto, stiamo pagando per farci dominare.
Quello che stiamo vivendo nell’ambito del problema del debito, è l’incubo in cui è necessario immergersi per poter trovare la strada che ci conduca a un futuro più giusto, una strada difficile, complessa, in parte ancora sconosciuta, ma che non può che avere origine dal nostro dire “Basta”!