Dalla lettura dei dati del ministero del Lavoro, Anpal e Banca d’Italia emerge che i rapporti di lavoro a tempo indeterminato trainano la crescita occupazionale in Italia. I lavoratori dipendenti nel settore privato (non agricolo) sono aumentati di quasi 350 mila unità nel periodo gennaio-ottobre 2022, al netto dei fattori stagionali; pertanto l’occupazione dipendente continua a crescere ma con un rallentamento, specialmente al Sud.
Dall’inizio del 2022 il 90 per cento delle attivazioni nette sono state di tipo permanente, in forte aumento rispetto ai primi dieci mesi dell’anno precedente, grazie anche alle trasformazioni dei numerosi contratti di lavoro temporanei – avviati nella seconda metà dello scorso anno – in lavoro a tempo indeterminato.
Complessivamente il numero dei disoccupati nei primi nove mesi del 2022 è diminuito di circa 270 mila unità.
Nello stesso periodo è proseguita, invece, la diminuzione degli apprendistati e dei contratti di lavoro a termine, a causa soprattutto del rallentamento dell’occupazione nel settore terziario, nel quale si ricorre maggiormente a queste categorie contrattuali.
Nel comparto industriale, al di là del rallentamento della produzione manifatturiera (a maggior consumo d’energia), la dinamica dell’occupazione è proseguita seppure a ritmi moderati. Una flessione significativa si è registrata nei rami del trasporto e del magazzinaggio, anche qui per l’aumento esagerato dei prezzi dei prodotti energetici, che incidono pesantemente sui costi di produzione.
Il settore delle costruzioni ha visto una diminuzione del numero delle attivazioni nette dei posti di lavoro rispetto a quello osservato nella fase di rapida crescita nel 2021 e nella prima metà del 2022 grazie ai nuovi bonus edilizi. Un dato precipitato poi drasticamente a seguito della troppa improvvisazione e della quasi assenza di controlli nelle concessioni agevolative.
Il comparto turistico si è mantenuto praticamente sugli stessi livelli degli anni precedenti: nel periodo considerato sono stati offerti 70 mila posti di lavoro, più o meno quanti quelli occupati nel 2019, ma nel dato complessivo risulta difficile distinguere le assunzioni stagionali dall’occupazione a tempo pieno.
Nel Mezzogiorno, dove il numero dei lavoratori dipendenti si era stabilizzato in estate dopo un buon ampliamento, si riscontra, a fine ottobre 2022, un risultato lievemente negativo. Come sempre, sul finire dell’estate (agosto-settembre) le assunzioni si riducono e molti contratti stagionali scadono. Non è peggiorato, invece, il disequilibrio tra maschi e femmine rispetto ai dati riscontrati in passato.