La cronaca pubblicizzata
Il caso della ragazza che avrebbe subito violenza a Milano ha riempito le pagine dei giornali e dei talkshow soprattutto perché è coinvolto il figlio della seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa. Quello che emerge è però uno spaccato estremamente preoccupante. Il problema non riguarda soltanto Milano dove si sono verificati dei casi eclatanti come questo e quello che nel 2020 riguardò Alberto Genovese che era solito organizzare delle feste private a base di alcool, droga e sesso.
Il tema è quello dell’uso sempre più diffuso di droghe di ogni genere tra i giovani e in ogni piccolo paese.
La cronaca reale
Un episodio simile è successo anche nella periferia di Pordenone una piccola città del nord est.
Paola, 17 anni – ovviamente il nome è di fantasia – va in discoteca per una serata con gli amici, a un certo punto beve un drink e comincia a sentirsi strana, la sua amica dice che era in stato confusionale, è arrivata l’autoambulanza, il giorno dopo Paola non ricorda nulla di quella serata. Potrebbe essere successo, e probabilmente è accaduto, qualcosa di simile a quello che ha raccontato la ragazza milanese, ma non è scattata alcuna denuncia.
Valentina, invece, anche questo è un nome di fantasia, partecipa a una festa in villa. Una festa tra amici, organizzata nella casa di un giovane rampollo: alcuni si conoscono altri sono stati contattati attraverso le chat di incontri, per molti è il primo incontro in presenza.
Musica, alcool, droghe, sesso promiscuo e sicuramente la droga dello stupro. Anche lei il giorno dopo ha un vuoto di memoria. Ricorda fino a un certo punto, poi l’amnesia fino al “risveglio”.
Un problema trasversale
Non fanno notizia perché non scatta la denuncia, ma di queste storie sono piene le nostre città e le denunce non scattano perché ci si vergogna e, forse, perché chi subisce lo considera un “effetto collaterale” di un sistema di vita sempre più diffuso.
Storie che rappresentano uno spaccato della realtà giovanile ma non solo, perché anche tra i meno giovani succedono queste cose.
Storie di un disagio che colpisce tutto il paese, che non sono legate né a un preciso ceto sociale né ad altri parametri, storie di persone “comuni” che vivono modelli di comportamento completamenti nuovi. Le droghe sono sempre state utilizzate ma ora siamo probabilmente a una svolta.
Droghe a prezzi sempre più bassi, sempre più facili da ottenere, sempre più micidiali nei mix che vengono spesso utilizzati: alcool, cocaina, benzodiazepine, viagra. Quest’ultimo non è una droga, ma il consumo di alcool e droga porta, anche a vent’anni, a difficoltà di erezione e quindi alla necessità della pillola blu.
Una nuova “normalità”
Ma sembra tutto normale quando tutto diventa consumismo, quando la maggior parte dei rapporti sono virtuali, quando i valori sono quelli propagandati dagli influencer, quando la famiglia è considerata una struttura arcaica e superata, quando se non “sballi” non ti diverti: tutto questo è normalità.
Una normalità che nasconde profondi cambiamenti, frutto di una sottile manipolazione aiutata sempre più dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale abbinata ai social.
Siti di incontri perché non c’è più il tempo per conoscerci o perché siamo talmente fragili che abbiamo bisogno di un’interfaccia perché incapaci di gestire un rapporto come sempre è accaduto nella storia dell’uomo.
La pandemia ha sicuramente aiutato queste nuove forme di approccio, ma oggi forse è il momento di fare qualche riflessione, di lanciare un allarme: dove stiamo andando?
Pensiamo di essere più liberi o piuttosto è l’ennesima illusione che ci viene propinata con l’obiettivo di renderci sempre più deboli e conseguentemente accondiscendenti?
È un tema che riguarda i giovani ma è anche un tema che coinvolge tutti, soprattutto i genitori, perché nessuno può ritenersi estraneo a quanto accade: domani potrebbe accadere a nostra figlia, a nostra nipote.
Siamo proprio sicuri di non averne responsabilità?
L’illusione di un popolo
Basta andare su Tinder* per capire che esiste un altro mondo, un popolo alla ricerca di che cosa? Un popolo illuso di essere interconnesso, ma che in effetti è distanziato e relegato a un ruolo marginale.
La storia è ciclica, nella seconda metà del 900 abbiamo avuto i poeti maledetti, incompresi che rigettavano i valori della società, conducendo uno stile di vita provocatorio, pericoloso, asociale o autodistruttivo, consumando alcool e droghe, poeti che redigevano testi di una difficile lettura, ma che erano espressione di forti cambiamenti sociali. Rappresentavano una corrente culturale.
Oggi però quello che sta accadendo non ha nulla di culturale, anzi, rappresenta la distruzione della cultura, della capacità di esercitare il pensiero, l’uso della ragione. È un processo che sta portando inconsapevolmente all’obbedienza.
Divertiti, sballati, trasgredisci, ma non disturbare mai il manovratore.
Non è che finirà come la globalizzazione che ha velocizzato ogni scambio compreso quello del Covid?
Siamo sicuri che è quello che vogliamo?
* sito web di incontri in Italia
Credits: Foto di Kleiton Santos da Pixabay