Nonostante continuino a circolare notizie incoraggianti sulle automobili equipaggiate con motori funzionanti a idrogeno, personalmente sono e resto assolutamente contrario. Con questo articolo cercherò di dettagliarne alcuni motivi sia facendo qualche riflessione su alcuni concetti basilari che sulla base della mia personale esperienza nel mondo industriale.
L’idrogeno dalle stelle all’uomo
L’energia che arriva dal nostro sole e dalle stelle in generale deriva da un processo che si chiama fusione nucleare, un processo il cui combustibile primario è proprio l’idrogeno. Possiamo quindi dire che le stelle devono all’idrogeno la loro vita.
Nel nostro pianeta l’idrogeno non si trova allo stato puro, come può essere il ferro o l’ossigeno, ma si trova combinato con altri elementi chimici. In particolare combinandosi con l’ossigeno e con il carbonio forma le principali sostanze che permettono l’esistenza della vita: l’acqua e gli zuccheri.
Gioie e dolori
L’idrogeno è molto ambito come combustibile perché il suo potere calorifico è davvero notevole; tanto per fare un esempio, l’idrogeno rende circa il triplo dell’energia che rendono i principali combustibili di oggi, quali ad esempio il metano, il gasolio o la benzina. Inoltre, la combustione dell’idrogeno è pulita perché crea solo vapore acqueo, senza produrre inquinanti o gas ad effetto serra.
Per contro, quando si trova allo stato puro l’idrogeno è un gas da maneggiare con estrema attenzione perché è facilmente infiammabile. È vero che questo problema esiste anche con il metano e con i vapori della benzina, ma all’idrogeno si aggiunge il pericolo dovuto al fatto che con l’ossigeno forma miscele altamente esplosive.
Ma la pericolosità dell’idrogeno non si ferma qui. Come vedremo a breve ci sono anche tutta una serie di problemi che aggravano ulteriormente i pericoli dovuti al suo utilizzo e dimostrano la “non fattibilità” dal punto di vista tecnico e pratico di realizzare mezzi di trasporto ad idrogeno ed in particolare automobili.
Un piccolo inciso
Dato che l’idrogeno allo stato puro non esiste, al fine di ottenerlo è necessario far ricorso alla tecnologia. Un modo è di utilizzare un processo chiamato elettrolisi, con il quale si estrae idrogeno direttamente dall’acqua. Si tratta di un processo molto semplice ed immediato per ottenerne piccole quantità ma che consuma energia elettrica.
A livello industriale per produrre grandi quantità di idrogeno è necessario fare ricorso ad un procedimento denominato “reforming”, con il quale si estrae idrogeno dal metano mescolato con vapore d’acqua. Pur sembrando tutto molto semplice, peccato che si tratti di un procedimento che avviene ad una temperatura di circa 1000°C, che richiede quindi l’uso di ulteriori combustibili che contribuiscono al problema dell’inquinamento atmosferico.
L’idrogeno è piccolissimo
Torniamo ora ai problemi dell’idrogeno legati alla sua gestione e trasporto.
L’idrogeno è il più piccolo di tutti gli elementi chimici presenti in natura: il suo atomo è formato da un solo protone e da un solo elettrone; l’idrogeno inoltre alla temperatura ambiente è incolore, inodore, insapore e si trova a coppie di due atomi (formula H2).
Il fatto che sia piccolo si traduce in un problema di fondamentale importanza: significa che è estremamente sfuggente: oltre che riuscire ad infiltrarsi attraverso guarnizioni, giunti e altri componenti meccanici, è capace di attraversare le pareti dei contenitori.
A causa del suo bassissimo peso atomico è capace di diffondersi attraverso ogni materiale di rivestimento che venga utilizzato per il suo contenimento, “imbevendolo” e alla lunga attraversandolo per uscire libero nell’atmosfera.
Un giorno mi hanno raccontato che in un impianto industriale l’idrogeno è riuscito a saturare l’interno di un quadro elettrico passando attraverso la guaina di un cavo, fino a causarne l’esplosione di fronte allo sfortunato operatore che stava semplicemente premendo dei pulsanti.
L’idrogeno inoltre, ha una altra “simpatica” caratteristica: rende fragili i metalli, quindi i serbatoi devono essere costruiti con materiali costosi e sovradimensionati perciò, oltre a costare fino a dieci volte il costo di un normale serbatoio, pesano anche molto di più.
In poche parole, per costruire serbatoi e impianti che devono contenere l’idrogeno servono componenti fuori dal comune e accorgimenti costruttivi complessi, non alla portata di tutti.
Tutti questi problemi significano una cosa sola: per trattare l’idrogeno servono persone “ultra-specializzate” con competenze fuori dal comune. I risultati delle leggerezze che stanno accompagnando il settore dei mezzi di trasporto alimentati ad idrogeno sono “impianti che saltano in aria” come nel 2019 questo distributore in Norvegia

Distributori di esplosivo
Pensare quindi di costruire ovunque impianti che gestiscono idrogeno come fossero distributori di patatine è una follia. Paradossalmente sarebbe più sicuro un distributore di candelotti di dinamite. Inoltre non esistono, sul mercato del lavoro, così tanti tecnici altamente specializzati sulla tecnologia dell’idrogeno, anzi sono persone rarissime.
Queste persone, tra l’altro, non sono necessarie solo per gestire i distributori ma soprattutto per manutenere e riparare gli autoveicoli a idrogeno, Pensare di addestrare in quattro e quattr’otto gli addetti ai comuni distributori di benzina così come qualunque meccanico, in modo che siano in grado di identificare situazioni pericolose non è assolutamente pensabile.
Per identificare i pericoli ci vogliono anni e anni di esperienza e, come detto, non ci sono sufficienti persone competenti sull’idrogeno per fare questo passo. Chiunque è in grado di notare una perdita di benzina da una pompa o da un motore. Ditemi voi se conoscete qualcuno in grado di capire che un impianto a idrogeno ha una perdita. Il tempo di aprire il cellulare per chiamarlo siete già saltati in aria.
Pensare di usare l’idrogeno per far funzionare un mezzo di trasporto comune, di massa, è da incoscienti così come è altrettanto da irresponsabili, pensare che sia “bello” usare l’idrogeno solo perché nel produrre energia come scarto si ottiene acqua.
L’idrogeno esplode anche negli impianti industriali
Come dicevo in premessa, ho conosciuto una persona che è stata testimone di una esplosione di un quadro elettrico in un forno industriale, ma oggi non serve conoscere dei tecnici per trovare testimonianze di eventi simili.



In rete di immagini con le conseguenze delle esplosioni dell’idrogeno ne trovate quante ne volete, ma si tratta di impianti industriali, Si tratta cioè di luoghi dove sono avvenuti incidenti nonostante la presenza, talvolta “H24” DI tecnici specializzati e manutentori.
Figurarsi i pericoli che si correrebbero ad avere centinaia di mezzi di trasporto in circolazione nelle nostre città, o parcheggiate sotto casa, con alimentazione ad idrogeno.
Nel 2017 il National Institute of Standard and Technology degli Stati Uniti, ha fatto una serie di esperimenti che dimostrano i danni che farebbe una perdita di 5kg di idrogeno da un’auto parcheggiata per un’ora in un garage domestico, con risultati devastanti.



Siete ancora convinti che sia una buona idea parcheggiare una bomba atomica nel garage di casa?