LA CASA DEL SOCIAL JOURNALISM

Aggrappati a un bordo di due centimetri e mezzo

Sergio Zicari

Ormai 30 anni fa la notizia di un tragico incidente sul lavoro rimbalzò dal freddo Canada fino all’Italia con un articolo di poche righe pubblicato su alcuni quotidiani: «Quattro persone sono morte e sette operai sono stati salvati dopo essere rimasti appesi per più di un’ora alla parte inferiore di un ponte a 38 metri di altezza a St. Catharines, in Ontario, Canada, dopo che l’impalcatura sulla quale stavano lavorando è crollata».

Un incidente sul lavoro

Al momento dell’incidente, era un anno che quegli operai stavano pitturando il Garden City Skyway Bridge e avrebbero terminato il lavoro nel giro di due settimane. Dopo l’incidente la polizia domandò ai responsabili perché quegli uomini non avevano nessun equipaggiamento di sicurezza. La risposta fu semplice: erano dotati dell’equipaggiamento di sicurezza, ma avevano deciso di non indossarlo. Dopo il crollo dell’impalcatura, i sopravvissuti si erano appesi al bordo della travatura di acciaio di circa due centimetri e mezzo ed erano rimasti su una piattaforma di acciaio di circa venti centimetri per oltre un’ora fino a quando le squadre di salvataggio li avevano raggiunti. Uno dei sopravvissuti raccontò che mentre era aggrappato al ponte pensò molto alla sua famiglia. Disse: «Ringrazio il Signore di essere qui oggi … Faceva alquanto paura, se devo dire la verità» (Rick Bogacz, «Skyway Horror», Standard, 9 giugno 1993).

Prevenire è doveroso

Da questo incidente si possono imparare molte lezioni e fare molti paragoni. Sebbene la maggior parte di noi non affronterà mai nella vita una situazione così drammatica e pericolosa, è pensiero comune che stiamo affrontando tempi che fanno paura (basta sfogliare un giornale o guardare un telegiornale per averne abbondante alimento). Molti imprenditori, da diversi anni, si sentono come se fossero aggrappati a un bordo di due centimetri e mezzo. Naturalmente la colpa viene attribuita alla crisi economica. Trovo tale pensiero molto miope perché è come se gli undici operai coinvolti nel crollo del ponte avessero dato la colpa della tragedia al ponte stesso o a chi lo aveva progettato o costruito. Ma è proprio perché progettisti e costruttori possono fare degli errori e perché, comunque, esistono delle “fatalità”, che gli operai erano stati dotati dell’equipaggiamento di sicurezza. I veri “responsabili” sono loro perché hanno scientemente rifiutato di indossarlo!

Equipaggiamento di sicurezza

Certamente non è “colpa” degli imprenditori (anche se una certa corresponsabilità esiste) se c’è la crisi economica, ma è proprio perché qualunque economia è soggetta ad alti e bassi che essi avrebbero dovuto, prima che succedesse la tragedia (economica), “indossare” il loro equipaggiamento di sicurezza. Esso è dato da un piano di marketing ben studiato, da azioni di sviluppo commerciali portate avanti con decisione, da regolari ricerche di mercato, da specifica formazione del personale, da innovazione continua, da una attenta pianificazione finanziaria, dal rifiuto di farsi ingannare dalle sirene ammaliatrici del globalismo, via della seta, contributi statali, ecc.

Una mentalità pericolosa

Malauguratamente (per la proprietà, per i dipendenti, per l’intera nazione) troppi imprenditori considerano con un certo senso di fastidio tale “equipaggiamento di sicurezza”. La prova? Sotto la spinta della paura del crollo del fatturato “indossano” alcuni di questi strumenti, per toglierseli subito appena arriva anche un solo nuovo ordine! Tempo fa un imprenditore, spaventato dal fatto che non gli arrivavano più nuovi ordini, mi ha chiesto di aiutarlo a trovare nuovi clienti. Abbiamo così impostato alcuni piani e addestrato in merito il personale. Terminato il mio intervento, poco tempo dopo ho chiamato l’imprenditore per chiedergli come stesse procedendo il piano studiato.  La risposta fu che lo aveva sospeso perché avevano ricevuto un nuovo ordine ed erano tutti presi dal completarlo! Bravo, e finito quell’ordine?

Un cambiamento di paradigma

La crisi attuale passerà (ma poi ne arriverà subito dopo un’altra), ma quanti “morti” ancora dovremo contare solo perché appena ci sembra che tutto stia tornando come prima, ritorniamo alle vecchie pericolose abitudini, e diremo ancora una volta «Ringrazio il Signore di essere qui oggi … Faceva alquanto paura, se devo dire la verità».

E se non sei un imprenditore, non credere di essere esente da questa mentalità. L’equipaggiamento di sicurezza, nel tuo caso, senz’altro è di tipo diverso; come senza dubbio le conseguenze sono meno evidenti, ma non per questo meno disastrose per la tua vita.

Perché continuare ad avere paura quando l’equipaggiamento di sicurezza è disponibile?

Credits: Foto di Jason Goh da Pixabay 

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Sergio Zicari

Sergio Zicari

Autore di numerosi libri sulla comunicazione e il marketing delle aziende, del terzo settore e delle libere professioni. Per molti anni è stato manager, formatore, consulente per imprese profit e non profit. È Responsabile della Comunicazione del Gruppo Comunità Etica e Caporedattore di CambiaMenti.

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